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E' ufficiale: il Dalai Lama andrà alla Casa Bianca Pechino: "Inopportuno"

Barack Obama riceverà la guida spirituale tibetana alla Casa Bianca. La data precisa non è ancora stata fissata: dovrebbe essere il 17 o il 18 febbraio, fa sapere il portavoce Robert Gibbs

E' ufficiale: il Dalai Lama 
andrà alla Casa Bianca 
Pechino: "Inopportuno"

Washington - E' arrivata la conferma ufficiale dagli Stati Uniti: il Dalai Lama sarà ricevuto alla Casa Bianca durante la sua visita a Washington in programma a metà febbraio. La data precisa non è ancora stata fissata: dovrebbe essere il 17 o il 18 febbraio. Dopo la tappa nella capitale americana il leader spirituale tibetano andrà in California. L’annuncio dell’incontro con Obama ha provocato tensioni tra Washington e Pechino, tanto che il ministero degli Esteri cinese ha formalmente protestato contro l’opportunità della visita.

Incontro rinviato a ottobre Obama aveva rinviato un incontro con il Dalai Lama in ottobre, alla vigilia della sua visita a Pechino, un fatto che aveva provocato indignazione nei gruppi di attivisti per i diritti umani.

Nervosismo di Pechino La Cina ovviamente non gradisce questa apertura ufficiale della Casa Bianca al leader tibetano, considerato un pericoloso separatista. Lo strappo diplomatico giunge in un momento già delicato nei rapporti tra i due Paesi per la vendita, autorizzata la settimana scorsa dal governo, di armi prodotte da aziende americane a Taiwan, una commessa da 6,4 miliardi di dollari. E a poche settimane dal braccio di ferro tra Google la Cina in materia di internet e censura. Ma Pechino è convinta di avere in mano un vero e proprio asso nella manica: il rubinetto degli scambi comerciali. Resta da capire quanto il regime cinese sia disposto a rischiare. Tirare troppo la corda potrebbe danneggiare gli Usa ma anche la stessa Cina visto che i primi a beneficiare dell'interscambio sono i prodotti e l'industria cinese. Ma parlando di soldi non possiamo dimenticare che la Cina ha in mano una bella fetta del debito pubblico americano.

Insomma, diritti umani a parte, una brutta "gatta da pelare" per Obama. 

 

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