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Ecco il Dottor Watson: ci farà vivere più a lungo

Il cervellone Ibm come assistente degli oncologi E le possibilità di battere i tumori si moltiplicano

Marco Lombardo

Vivremo più a lungo, ma soprattutto più a lungo vivremo in salute. E quando ci ammaleremo, troveremo rapidamente la cura, perché la medicina è già entrata in una nuova era. Sono queste insomma le previsioni degli esperti, ma chi si aspetta di diventare il protagonista di un film di fantascienza resterà sorpreso: sarà sempre l'uomo il medico, sarà lui a guidare la macchina al suo servizio. Io Robot resterà un racconto visionario, quantomeno in corsia e nei laboratori.

Elementare, dunque, Dottor Watson. Soprattutto se prendiamo i dati secondo i quali il primo sistema di intelligenza artificiale con cui Ibm è entrata in una nuova era di calcolo computazionale sta diventando l'assistente perfetto delle menti umane impegnate a lottare contro il male del secolo. Passato e presente. Ibm Watson Health, aperto nel 2015 e basato sulla piattaforma Watson Health Cloud, è stato il grande protagonista del più grande appuntamento mondiale di oncologia - ovvero Asco 2017 -, e in quella sede sono stati svelati gli studi sul lavoro che il cervellone-professore sta svolgendo come supporto di decine di ospedali e organizzazione sanitarie di Paesi come gli Stati Uniti, Messico, Brasile, Cina, India, Taiwan, Corea, Bangladesh, Australia, Spagna e Slovacchia. Per ora. E, in sintesi, i risultati raggiunti dal progetto Watson for Oncology sono questi:

1) durante un progetto pilota di 16 settimane il Watson for Clinical Trials Matching ha elaborato i dati di 2.620 pazienti affetti da tumore al polmone e alla mammella. Utilizzando il linguaggio naturale, il sistema ha potuto analizzare i protocolli di sperimentazione clinica forniti da Novartis e valutare le informazioni, provenienti sia dai registri dei pazienti sia dalle note dei medici, sui criteri di inclusione ed esclusione dai protocolli, stabilendo automaticamente i pazienti ineleggibili (in media sono il 94% del totale). Ciò ha ridotto il tempo necessario ai controlli dei test clinici da 1 ora e 50 minuti a 24 minuti;

2) al Manipal Comprehensive Cancer Center di Bangalore. Watson for Oncology ha raggiunto elevati tassi di concordanza (96% per i casi di tumore al polmone, 81% per quelli al colon e 93% al retto) rispetto alle raccomandazioni del gruppo multidisciplinare oncologico;

3) all'Ospedale internazionale multi-specialistico Bumrungrad di Bangkok il tasso di concordanza è stato dell'83%;

4) al Gachon University Gil Medical Center di Incheon in Corea del Sud è stato ottenuto un tasso di concordanza del 73% per i casi di cancro al colon ad alto rischio comparati con quanto evidenziato dal gruppo di studio oncologico;

5) in uno studio qualitativo, un gruppo di oncologi messicani ha constatato che Watson for Oncology aiuta a individuare potenziali opzioni di trattamento per i pazienti, in particolare nelle cliniche che non dispongono di competenze specialistiche per la formazione di studenti e specializzandi in medicina.

Questo è solo l'inizio, e soprattutto la dimostrazione che la tecnologia e l'intelligenza artificiale possono salvare vite se guidate dalla conoscenza: «Queste indagini - spiega Andrew Norden, vicedirettore sanitario per oncologia e genomica Ibm Watson health - rispondono alle attese di ottenere un aiuto per incrementare l'esperienza dei medici con l'obbiettivo di fornire cure basate sui fatti. Stiamo costruendo un corpus di conoscenza su un numero di informazioni sempre più crescente». Con il vantaggio che grazie al progresso dell'intelligenza artificiale nell'apprendimento sempre più curato del linguaggio, lo scambio di informazioni con il medico diventa naturale. E con il fatto che - dopo essere stato istruito per aiutare nei casi di tumore al polmone al colon-retto, alla cervice, alle ovaie e all'apparato gastrico - ora è stata rilasciata la tecnologia per sostenere la cura multidisciplinare dei pazienti affetti da tumore alla prostata. Con algoritmi e potenza di calcolo che aumentano esponenzialmente le opportunità di guarigione.

Grazie, appunto al Dottor Watson.

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