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Ecco i ragazzi che inventano il futuro

A Tallinn la finale europea dei giovani scienziati. Dove l'Italia ha portato idee meravigliose

(...) perché comunque vincere uno dei premi mesi in palio da Eucys vuol dire soldi (fino a 7mila euro), ma soprattutto stage in centri scientifici, corsi nelle più importanti università europee, fino alla presenza per una settimana (per chi è già maggiorenne) alle Cerimonia dei premi Nobel. «Noi, in effetti, offriamo opportunità» dice Alberto Pieri, il responsabile della selezione dei progetti italiani attraverso il Fast: ed è anche questo il senso della scienza.

La Federazione delle Associazioni Scientifiche Tecniche, nata nel 1897, è insomma il motore che accende la ricerca in Italia di nuovi talenti, e negli ultimi anni ha portato in giro per il mondo - e per i concorsi più importanti del mondo - ragazzi straordinari. Per dire: il vincitore del primo premio di Eucys 2016 si chiama Valerio Pagliarino ed ha concepito un sistema di trasmissione dati via laser che non teme concorrenti in velocità ed efficienza. «E tutto nasce da problemi reali - racconta Pieri -: nel suo paese, Castelnuovo Calcea, nell'astigiano, la connessione internet è a volte un'ipotesi, e tutt'altro che scientifica. E così di connessione se n'è inventata una». Risultato: Valerio dopo il successo dell'anno scorso a Bruxelles, è stato mandato a Los Angeles per partecipare all'International Science and Engineering Fair. Dove è arrivato nei primi 3 posti ed ha vinto un premio di 50mila dollari più altri spiccioli in migliaia per ulteriori riconoscimenti - che gli verrà consegnato a colpi di 10mila l'anno per pagarsi la retta universitaria. Visto che, pur essendo al quarto anno di liceo, si sta pensando di fargli accelerare l'ingresso. Era a Tallinn come ospite, e con l'aria serena della sua età (e in un inglese perfetto), ha spiegato che la scienza «è un numero infinito di tentativi. Oltre al mio prototipo di Laser Wlan, sto anche lavorando ad un altro progetto con dei compagni di scuola. E sì, ogni tanto suono anche la batteria». Come lui grazie a Fast (che in Italia organizza il premio I giovani e le scienze, una sorta di prodromo a tanta fortuna) ce ne sono tanti di piccoli Einstein nelle scapestrate scuole del nostro Paese: a luglio 6 ragazzi dell'Istituto Buonarroti-Pozzo di Trento hanno ottenuto l'11° posto su oltre mille concorrenti al First Global Challenge di robotica a Washington; e Mattia Strocchi, dell'ITIS Nillo Baldini di Ravenna, è stato premiato all'Esposizione Internazionale dei Giovani Inventori di Nagoya, Giappone, dopo aver creato un esoscheletro a controllo muscolare riabilitativo capace di donare abilità e libertà di movimento ai disabili. Un'idea nata per aiutare un amico in difficoltà.

Perché è questo che muove l'ingegno dei miniscienziati, ispirato proprio da una frase di Einstein per cui «l'immaginazione è meglio della conoscenza». L'immaginazione che ha portato a Tallin altri due progetti italiani che conoscendo l'età di chi li ha pensati sono al limite dell'impossibile. Eppure, ci sono già aziende che hanno messo gli occhi sopra. Marco Battisti, Alessandro Gaburro, Elia Gambarin, tutti e tre classe 1999 dell'ITI E. Fermi di Mantova, si sono presentati col prof Mauro Grandi nel settore ambiente con AE Space Herbs: il futuro in Aeroponica. In pratica la loro idea è di costruire una torre verticale che, utilizzando la gravità, permetta di innaffiare le piante grazie a una pompa d'aria generata da un pannello solare. La quale nebulizza l'acqua riciclandola in continuazione: «Ci hanno provato anche alla Nasa, ma avevano un problema con la costruzione dell'impianto. Noi abbiamo trovato la soluzione: è un sistema che funziona meglio di quello idroponico perché grazie al riciclo può essere utilizzato dove l'acqua scarseggia. Abbiamo già ottenuto risultati con lattuga e cicoria, l'obbiettivo ora è passare dall'uso di una pompa a bassa pressione ad una ad alta». Mattia Borgna, Andrea Domenico Mourglia, Filippo Pairotti (tutti del 1998), dell'Istituto E. Agnelli di Torino ma già ora al primo anno di ingegneria al Politecnico, hanno invece portato un progetto studiato con i loro professori Giacinto Luigi Cerone e Andrea Bottin per tutelare la privacy nella nostra era digitale: «Si chiama Cardio ID: dimmi come batte il tuo cuore e ti dirò chi sei!: in pratica grazie all'utilizzo di un orologio-sensore, si può registrare l'onda della frequenza cardiaca, che è unica in ogni essere umano. Molto più unica dell'impronta digitale, così come del riconoscimento dell'iride o del viso. È dunque un sistema infallibile: secondo noi può avere fortuna nel settore dell'home banking, così come in quello della sicurezza. Specialmente in posti del come una centrale nucleare». Geni, si diceva? Per ora probabilmente sognatori, ma nella loro testa c'è ben più della sola immaginazione. E d'altronde Lina Tomasella non potrebbe dar loro torto: fu lei, nel 1989, a vincere la prima delle 29 edizioni di Eucys con uno studio sulla tossicità dei coloranti usati nei tracciatori. E a Tallinn era in campo come uno dei giurati internazionali, chiamata perché poi è diventata una scienziata vera: fa l'astronoma ad Asiago. E, soprattutto, continua a sognare.

Marco Lombardo

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