Allorché, dopo la sconfitta subita dallimpero ottomano negli anni 20, la Turchia kemalista abolì il califfato e passò dallalfabeto arabo alla scrittura latina, i nostri giornali previdero la conversione delle masse turche al Cristianesimo. Poche previsioni si dissolsero nella storia come questa. I turchi passati al Cristianesimo in quel momento si poterono contare sulla punta delle dita, e nel 1928 la conversione al protestantesimo di alcune giovanette, allieve del Collegio americano di Brussa, fece oscillare i minareti. Ma quel che più conta nel nostro caso è che tutta la stampa turca - ed eravamo in un periodo di laicizzazione - insorse proclamando lidentità dellislam con la nazionalità turca.
Lidea della passaggio al Cristianesimo è per un buon musulmano praticamente impossibile. Per chi è cresciuto nella convinzione che il Corano è la terza delle rivelazioni divine, dopo lAntico e il Nuovo Testamento, non è possibile tornare indietro. Oltretutto i turchi dAnatolia, quelli che normalmente chiamiamo «turchi», sono solo la punta occidentale di una grande etnia che tocca la Cina e la Mongolia. Sono turchi anche gli Azeri e i Turcomanni sul Mar Caspio e, andando sempre di più verso oriente, gli Uzbeki e i Kirghizi sino allenorme Kazakistan, grande quanto tutta la Russia europea. Sono a loro volta turche altre popolazioni allinterno della Federazione russa come i Bashkiri e i Tartari, per non parlare dei più noti Ceceni. Tutti questi popoli sono profondamente musulmani, e nel pieno rispetto della loro fede devono essere considerati.
Rimanendo inossidabile la fede nellislam, la loro laicizzazione - se così si può definire - realizzatasi nel lasciare alla religione i rapporti con Iddio è un benefico frutto della storia che dimostra, ancora una volta se ce ne fosse bisogno, la straordinaria capacità dei popoli turchi di metabolizzare mondi nuovi. Partiti dallalta Asia centrale, nel loro viaggio verso Occidente - i loro cugini Mongoli viaggiando verso Oriente arrivarono a dominare con la dinastia Manciù limmensa Cina - i turchi cambiarono religione sostituendo lislam al loro sciamanesimo, scrissero in caratteri arabi e poi con lalfabeto latino, così come molti secoli prima avevano abbandonato le rune per lalfabeto arabo: non hanno fatto che mutare e progredire senza mutare - e in questo li si può anche ammirare - la loro fede profonda nellislam. La disastrosa sconfitta militare dei turchi occidentali alla fine della Prima guerra mondiale, nella quale comunque erano stati coinvolti da molti giochetti della Germania imperiale, e la sovietizzazione dellAsia centrale sono state le grandi componenti della storia che li hanno veramente trasformati sciogliendo il turbante degli uomini e il velo delle donne ma senza che questo scalfisse il disprezzo per tutto ciò che è cristiano.
Certo, oggi nessun funzionario turco, dando il permesso di seppellire un cristiano, scrive più «la puzzolente carogna del tale», come si usava scrivere regolarmente ancora negli anni 20, ma ho molti dubbi che la pensi diversamente. Quando la Turchia, che tanti vorrebbero nellUnione Europea, adottò negli anni 30 gli aspetti laici e democratici, che la fanno proporre come un esempio per gli altri Paesi musulmani, una delle prime preoccupazioni del nuovo governo rivoluzionario fu quello di passare una legge ai sensi della quale, appena i cristiani in Turchia fossero scesi sotto una certa cifra, il Patriarcato di Costantinopoli doveva automaticamente lasciare il territorio della nuova Repubblica. E non è che i patriarchi sotto il regime ottomano si fossero sempre sentiti sicuri sedendo sul loro seggio: sei 6 ne scesero per morte violenta, 27 per abdicazione, 105 furono deposti dautorità e solo 22 per morte naturale. E di chi ordinò il massacro degli Armeni «taccio, che per ogni piaggia / fece lerbe sanguigne / di lor vene...».
Nella sua visita in Turchia molti anni fa Paolo VI volle restituire al governo turco lo stendardo dellammiraglia turca, catturato a Lepanto e consacrato in Santa Maria Maggiore.
Ecco lislam e la Turchia che ignoriamo
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