Scienze e Tecnologia

Ecco il videogioco-kolossal che fa decidere tra ciò che è «morale»"

«Dragon Age: Origins»: non un semplice videogioco, ma una vera e propria saga «digitale»

Non un semplice videogioco, ma una vera e propria saga "digitale", che ha coinvolto oltre 250 persone, tra cui psicologi e sociologi che per la prima volta hanno introdotto "la questione morale" all'interno di un gioco Atteso da oltre 5 anni. Pi di 71 milioni di siti, forum e pagine web dedicate. Rumors e indiscrezioni sulla partecipazione di personaggi come Banderas o Tim Curry, celebre per la sua interpretazione di The Roky Horror Picture Show. Anticipazioni e regolari smentite sulla presenza di scene particolarmente "hot". Non si tratta di un kolossal del grande schermo, ma di quello che e' forse il videgioco piu' atteso e discusso degli ultimi anni: Dragon Age Origins, il fantasy di ambientazione medievale firmato dalla piu' premiata software house al mondo, la canadese Bioware. Un'attesa che oggi viene premiata dal lancio mondiale di quello che le bibbie del digital entertainment, tra cui Wired, definiscono un "assoluto capolavoro", in cui il giocatore, che potra' scegliere se vestire i panni di un cavaliere, un mago o un nano, non dovra' solo combattere contro il male, ma si trovera' continuamente coinvolto in scelte morali da cui dipendera' il percorso del gioco e i comportamenti dei suoi compagni d'avventura e delle altre migliaia di personaggi creati dai programmatori, game designers e sceneggiatori del gioco. Il tutto in una storia a base di sesso, violenza e tradimento, come conferma Mike Laidlaw, Lead Designer del gioco, in un'intervista rilasciata al NY Post: "sono i tre temi portanti della storia di Dragon Age: Origins e tutti hanno un peso fondamentale nello svolgimento del gioco. La trama infatti racconta di come l'umanita' intera sia minacciata dal Blight, un male che si sta diffondendo ovunque, accompagnato da orde di demoni e mostri. Gli unici che si possono opporre sono i Grey Warden, una casta di guerrieri leggendari. Le "Origins" del videogame rivestono un ruolo quasi fondamentale nel gioco: invece di scegliere solo i tratti piu' importanti del passato del personaggio, il videogiocatore puo' selezionare una delle sei storie presenti nel gioco e non solo. I dialoghi con gli altri personaggi infatti fanno riferimento agli eventi del passato in base alle scelte prese dal giocatore all'inizio o durante il gioco stesso". La scelta della propria origine infatti influenza il modo in cui il mondo verra' percepito e, viceversa, come il resto del mondo percepira' il personaggio scelto dal giocatore. In certe situazioni la storia e le opzioni di dialogo cambieranno drasticamente a seconda delle scelte che il giocatore avra' fatto durante le origini e in base alle motivazioni personali, mettendolo in condizione di prendere delle scelte che possono influire in modo drastico sugli altri e generando conseguenze anche tragiche. Tutto questo grazie a software di intelligenza artificiale sviluppati dalla stessa Bioware, dove per la prima volta tra le variabili prese in esame ed elaborate c'e' anche la "questione morale". Non a caso il progetto ha richiesto oltre 5 anni di lavoro, la creazione di tecnologie completamente nuove, l'utilizzo di computer di ultimissima generazione e un team che oltre ai programmatori e ai game designers ha visto il coinvolgimento di professionalita' normalmente distanti anni luce dal mondo dei videogame, come psicologi, esperti comportamentali e sociologi, che hanno contribuito alla realizzazione dei caratteri dei personaggi e soprattutto ai profili comportamentali presenti nel gioco. Nelle oltre 80 ore di gameplay (l'intero svolgimento del gioco), il giocatore verra' messo di fronte a scelte assolute, che ogni volta muteranno l'intera trama: dalle alleanze, anche "scomode e pericolose", al tradimento, per arrivare persino all'omicidio di un proprio compagno, se questo puo' aiutare nel procedere della storia. Un videogioco con la questione morale in primo piano, ma anche una storia avvincente, in grado di rivaleggiare con i grandi film di ambientazione medievale e fantastica, a cui ha lavorato un team di 250 persone e che ha coinvolto nomi importanti e personaggi celebri. Per mesi, infatti sul web si sono "rincorsi" rumors sui doppiatori scelti per i diversi personaggi del gioco, che hanno impegnato gli oltre 4 milioni di iscritti alla community di Bioware, e non solo loro. Per intere settimane c'e' stato chi e' stato convinto, vedendo gli oltre 9 mila filmati gia' presenti su Youtube ancora prima del lancio del titolo, che uno dei personaggi principali avesse le sembianze e la voce di Antonio Banderas, mentre il doppiaggio è stato affidato a Tim Curry, uno dei principali caratteristi di Hollywood, reso celebre dal suo ruolo di scienziato pazzo di The Rocky Horror Picture Show, noto al grande pubblico anche per la partecipazione a diversi film come Mamma ho perso l'aereo, Scary Movie o Oliver Twist, e a Kate Mulgrew, famosa in particolare per l'interpretazione del Capitano Janeway in Star Trek - Voyager e una delle pi apprezzate doppiatrici statunitensi. Ma non solo celebrity: in tutto, come rivela Joistiq, una delle bibbie del mondo dei videogiochi, per la realizzazione del gioco sono stati utilizzati ben 114 doppiatori.

E a dimostrazione dell'attesa di questo gioco come di un vero e proprio kolossal del grande schermo, Maxim USA (il maschile pi diffuso al mondo) ha dedicato un intero servizio alle protagoniste femminili di Dragon Age, andando a "scovare" le bellezze in carne ed ossa a cui quelle digitali si ispirano.

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