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La fine del Pra conviene a tutti

La legge Madia, appena approvata, ha unificato Motorizzazione civile e Pubblico registro automobilistico. Obiettivo tagliare drasticamente i costi e migliorare il servizio offerto ai cittadini. Sarà la volta buona?

La fine del Pra conviene a tutti

Giulio Andreotti, amante delle battute e capace di crearne alcune indimenticabili, soleva dire che in Italia ci sono due tipi di matti: quelli che vogliono risanare le ferrovie e quelli che vogliono chiudere il Pra, gestito dall’Aci. Forse anche il "divino Giulio" per una volta potrebbe essere smentito: la riforma della Pubblica amministrazione, nota anche come legge Madia, appena approvata, ha infatti assegnato direttamente al ministero delle Infrastrutture e Trasporti il compito di rilasciare sia il certificato di proprietà, contenente i dati di chi ha acquistato il veicolo, sia il libretto di circolazione, con l'indicazione delle caratteristiche tecniche del mezzo, accorpando il servizio tramite un'unica banca dati. In altre parole ha unificato Motorizzazione civile e Pubblico registro automobilistico, rendendo quest'ultimo inutile.

Obiettivo tagliare drasticamente i costi, e il risparmio diretto per i cittadini, che versano ogni anno al Pra oltre 230 milioni di euro, di cui quasi la metà, 120 milioni, servono per pagare il personale, dovrebbe essere pesante: circa 60 milioni. Ma ciò che "vale" ancora di più è che grazie a questa manovra migliorerà il servizio offerto ai cittadini. Compresi moltissimi trasportatori che, attraverso le proprie associazioni, avevano chiesto a gran voce di procedere all’eliminazione dell'inutile e costosa duplicazione, inserita nell'elenco delle "bocciature" anche dal commissario alla Spending review Carlo Cottarelli. Ma neppure il professor Mario Monti era riuscito a vincere le resistenze di chi voleva a ogni costo mantenere in vita i 106 uffici provinciali e i 400 sportelli del Pra.

Ora sarà davvero la volta buona? C'è da scommettere che ancora una volta ci saranno forti tentativi di bloccare il tutto e modificare una norma che va invece nella giusta direzione, ma in gioco c'è la credibilità di chi governa.

E una nuova retromarcia sarebbe impossibile da giustificare.

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