Leonardo e Fincantieri, parte la fase 2

L'Italia punta sul Recovery per accelerare su innovazione, hi-tech e infrastrutture

Leonardo e Fincantieri, parte la fase 2

La difesa e le infrastrutture tricolori puntano sull'innovazione tecnologica e sostenibile dei due big italiani pubblici, Fincantieri (controllata al 71% dalla Cdp) e Leonardo (partecipata dal Tesoro con il 30%) anche, probabilmente, in vista dei fondi europei del Next Generation Eu. Lo dimostrerebbe la stessa nomina al ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani, ex numero uno dell'Istituto italiano per la tecnologia e chief technologies & innovation officer di Leonardo. Il ministero si troverà a gestire una parte cospicua dei 207 miliardi di Recovery Fund attesi a Roma da Bruxelles.

Pochi giorni prima della sua nomina, Cingolani era intervenuto alla Camera nelle audizioni per Piano nazionale di ripresa e resilienza, spiegando come intelligenza artificiale, cloud computing e materiali innovativi applicati all'industria, possano sostenere il rilancio del Paese. Aspetti legati all'innovazione tecnologica che accomunano i due campioni della sicurezza italiana recentemente uniti da un contratto nel settore dei sottomarini. Più in dettaglio Fincantieri ha firmato un contratto da 1,35 miliardi per la costruzione di due sottomarini per la Marina Militare Italiana. «Compiremo un autentico salto tecnologico, a partire dalla progettazione e dal sistema di combattimento, sviluppato insieme a Leonardo» ha detto l'ad Giuseppe Bono. A sua volta Leonardo ha firmato accordo da 150 milioni con Fincantieri per la fornitura dell'equipaggiamento. Il contratto per Fincantieri è una conferma delle previsioni incoraggianti sui prossimi mesi. Bono ha previsto per il 2021 un ritorno all'utile (dopo il rosso di 245 milioni del 2020), un miglioramento della marginalità e una crescita di oltre il 25% garantita dall'elevato numero di ordini. «Con un portafoglio ordini totale di 35,7 miliardi, entriamo nel 2021 con un backlog intatto e robusto», ha sostenuto Bono. Quanto a Leonardo, il contratto amplia l'offerta nel settore dei sottomarini e rappresenta una spinta ulteriore a investimenti per lo sviluppo e l'innovazione.

Nel frattempo, la società guidata da Alessandro Profumo ha depositato alla Sec il prospetto S-1 per la quotazione a Wall Street, entro marzo 2021, di una quota di minoranza della controllata americana Leonardo Drs, tra i fornitori del Pentagono e dell'esercito americano. Il documento non indica la data precisa dell'Ipo, il prezzo dei titoli in vendita e neppure la percentuale del flottante. Sul mercato si parla della quotazione del 25% di Drs per una valutazione complessiva dell'asset di 3-3,5 miliardi di euro. Drs, che era stata acquisita da Leonardo nel 2008 per 5,2 miliardi di dollari (compreso il debito di 1,6 miliardi), ha chiuso il 2020 con un giro d'affari di 2,77 miliardi di dollari (da 2,71), un utile netto di 85 milioni (da 75 milioni) e conta su un backlog di 3,29 miliardi. Il prospetto evidenzia lo stretto collegamento tra Drs e il Governo Usa (i ricavi provenienti da contratti con la Difesa americana rappresentano l'84% del giro d'affari del gruppo) e, i conseguenti vincoli a livello di sicurezza che impattano sulla governance aziendale (come delineato dal proxy agreement con il Dipartimento della Difesa Statunitense) che deve essere coerente con le esigenze di sicurezza Usa.

In attesa di ulteriori indicazioni, gli analisti promuovono l'Ipo che comunque vada farà emergere il valore nascosto in Leonardo, considerando che con una capitalizzazione di 4 miliardi di euro circa in Piazza Affari il campione tricolore dalla difesa vale poco di più della presunta valorizzazione di Drs.

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