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Mps, adesso un matrimonio forte

Anima (Banco Bpm) tra i compratori. Possibile un nuovo collocamento nel 2024, poi le nozze

Mps, adesso un matrimonio forte

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Un ricavo di quasi 1 miliardo di euro e una richiesta superiore a cinque volte l'offerta. Il ministero dell'Economia ha dovuto arrotondare al 25% (dal 20% previsto inizialmente) la quota destinata al mercato per accontentare un numero crescente di investitori, segno della buona considerazione di cui gode oggi l'istituto guidato da Luigi Lovaglio. Ad acquistare le azioni (il Mef ha tridotto la propria quota al 39,2%) una lunga lista di investitori istituzionali che si sono assicurati piccole quote. Tra gli italiani spicca Anima, che ha come primo socio Banco Bpm: il gruppo del risparmio gestito avrebbe rilevato pacchetti non direttamente, ma per conto di alcuni fondi che gestisce. Nell'elenco figurano altri nomi di spicco come Kairos (da poco rilevata dalla stessa Anima), Fideuram ed Eurizon (nel perimetro di Intesa Sanpaolo), Azimut e Mediolanum. Tra gli esteri, invece, da indiscrezioni avrebbero partecipato realtà come Algebris e Wellington Management.

Ieri il titolo, come prevedibile, ha lasciato sul terreno il 7,9% a quota 2,82 euro. Ma era un dato atteso, dopo la messa sul mercato di una quantità così ingente di azioni. Tra le fila del governo c'è soddisfazione: il sottosegretario al Mef, Federico Freni, ha parlato di «operazione giusta con timing giusto». Non si è trattato di un passo improvvisato, l'operazione era è stata pianificata in estate. Era tutto pronto già due settimane, ma si è atteso il momento giusto, per far partire l'operazione che, per la cronaca, è stata organizzata da Marcello Sala, direttore del Dipartimento dell'Economia voluto dallo stesso ministro Giancarlo Giorgetti anche per finalizzare operazioni finanziarie come questa. Il collocamento di Mps è servito al governo per dare un messaggio anzitutto a Bruxelles, con cui era stata concordata un'uscita graduale dal capitale della banca entro il prossimo anno. Per questo potrebbe non essere l'ultima tranche a finire sul mercato. È infatti probabile che a cavallo della primavera prossima il Mef decida di cedere altri pacchetti azionari (il divieto per nuove operazioni dura solo 90 giorni), magari un altro 20%. Dopo la primavera, potrebbe cominciare a concretizzarsi quella che è un'aspirazione di Giorgetti e un'attesa del mercato: l'avvio della ricerca di un partner più forte. E i candidati ideali sembrano essere Banco Bpm e Bper. I due istituti continuano a dichiararsi non interessati a Mps, ma in futuro le condizioni di mercato renderanno necessaria una maggiore crescita dimensionale anche per evitare di trasformarsi in prede. Ed è anche per questo motivo che un assetto a tre Mps-Bpm-Bper potrebbe essere un'ipotesi con un senso industriale: il risiko potrebbe perciò riaccendersi presto, visto che Mps è ormai quasi risanata. E Banco Bpm sarebbe lo sposo ideale, ma dalla banca si ribadisce che la posizione su Mps non è cambiata.

Secondo ambienti finanziari, uno dei motivi che frena i vertici di Bpm è quello di rivedere un film andato in scena due anni fa con Unicredit che fu vicina a lanciare un'Opa sull'istituto guidato da Giuseppe Castagna: si teme che puntare su Mps possa risvegliare gli appetiti del ceo Andrea Orcel, che non ha mai rinunciato a rafforzarsi in Italia e potrebbe quindi essere allettato dal prendersi Bpm e Mps in un sol colpo.

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