Oggi la Fed scopre le carte Il petrolio ricarica le Borse

In arrivo un rialzo dello 0,25%, ma Yellen pronta al dietrofront se le cose si mettono male Greggio sopra i 37 dollari: Milano +3,7%

Rodolfo PariettiGiù la maschera: non è più tempo di congetture, ipotesi e scenari. Oggi è il D-day della Federal Reserve, appuntamento da Super Bowl per i mercati finanziari, che dalle 20,30 ora italiana penderanno dalle labbra di Janet Yellen dopo aver incamerato, una mezz'ora prima, l'attesa decisione sui tassi. Ormai non sembrano esserci più dubbi: la banca centrale Usa varerà la prima manovra restrittiva di politica monetaria dal 2006, alzando il costo del denaro di un quarto di punto per mantenere la promessa di aggiustamenti graduali. Difficile che la Fed tenga ancora il colpo in canna: perderebbe la faccia e allarmerebbe ulteriormente i mercati sulle reali condizioni dell'economia Usa. Dove, per la verità, le ombre non mancano. Nelle prime due settimane di dicembre (cioè in piena stagione natalizia) le vendite nelle grandi catene sono calate dello 0,8% mensile e la fiducia dei consumatori è scesa questo mese a 61 punti, dai 62 di novembre.Per chi vuol vedere il bicchiere pieno c'è sempre la coperta di Linus, la disoccupazione al 5%. Target Fed raggiunto? Mica troppo, a giudicare da chi un posto ce l'ha: troppi baristi e commessi sottopagati, troppi part-time; sempre meno occupati nella manifattura, dove si continua a licenziare, e sempre meno impieghi per capi-famiglie e ceto medio. Nella middle-class, infatti, mancano ancora all'appello 900mila stipendi rispetto ai livelli precedenti la crisi del 2008-2010. Non a caso, l'inflazione resta anemica. L'indice dei prezzi al consumo core, cioè al netto di cibo ed energia, è salito dello 0,2% in novembre, lo stesso aumento di settembre e ottobre e del 2% anno su anno, ma il benchmark della banca centrale Usa è il deflatore delle spese per consumi personali ex cibo ed energia. D'altra parte, la Yellen non può sottovalutare gli effetti deflazionistici che derivano dai bassi prezzi del petrolio, destinati nel 2016 a scendere, secondo Moody's, a una media di 43 dollari il barile per il Wti (53 la stima precedente) e di 40 dollari (contro 48) per il Brent. Ieri, comunque, i prezzi del greggio hanno risalito la china riportandosi sopra quota 37 dopo lo scivolone di lunedì (chiusura sotto i 35 dollari). Così, dopo giorni di passione, le Borse hanno chiuso in forte rialzo (+3,74% Milano).I mercati sembrano convinti che la Fed si muoverà con i piedi di piombo. In base alla reazione delle Borse nelle prossime settimane, è prevedibile un aumento complessivo del costo del denaro dello 0,75% da spalmare sul 2016. Già così, sarebbe una manovra monca rispetto al 2,5% di inasprimento previsto dalla Taylor rule. Ma l'aumento dei tassi ormai imminente ha già provocato un crollo dei flussi netti degli investimenti verso i Paesi emergenti, scesi dai 285 miliardi di dollari nel 2014 ai 66 di quest'anno.

Si stima che un rialzo dello 0,25% drenerà liquidità per circa 800 miliardi, e con alcuni hedge fund a corto di cash, manovre restrittive sarebbero pericolosissime. Non è anzi da escludere che la Yellen faccia rapida retromarcia se le cose peggiorassero. Oggi siamo solo alla fine del primo game. Per finire la partita, c'è ancora tempo.

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