Nel pieno della diatriba sulla rete unica in fibra, Tim alza la posta in gioco e cala l'asso: «Abbiamo assicurato la copertura con la banda ultralarga di oltre 2mila Comuni nelle aree bianche del Paese, composte da zone agricole o a bassa densità abitativa».
Un annuncio che suona come un forte messaggio politico e industriale in un momento molto delicato nella definizione del dossier che, nelle intenzioni del governo Conte, dovrebbe portare alla nascita di una società parastatale per la rete unica. I tempi sono strettissimi: entro il 31 agosto, giorno del cda di Telecom, l'esecutivo dovrebbe aver definito le linee guida del progetto, ed entro l'anno (secondo le dichiarazioni dello stesso premier Conte) realizzarlo.
«Un tour de force - spiegano fonti vicine al governo - che intende dare un'alternativa a Tim ed evitare che sulla rete si perda l'italianità con l'ingresso del fondo Usa Kkr», pronto a entrare a fine mese in FiberCop, la newco della rete secondaria dell'incumbent.
E così, mentre si discute della governance che porterà alla rete unica, Telecom ribadisce i risultati raggiunti: l'intervento in fibra è stato completato in «circa 5 mesi e ha interessato il 65% delle famiglie residenti in tali aree, raggiunte ora da connessioni super-veloci».
L'obiettivo di Tim è «portare, entro dicembre, la fibra al 90% delle famiglie a livello nazionale», estendendola a «oltre 5mila comuni», molti dei quali nelle aree bianche, portandola al «74% delle famiglie residenti in quelle zone». Un obiettivo che, al momento, sembra prescindere dal balletto politico in corso, ma che è chiaramente un messaggio alle parti in causa per ribadire le competenze e le capacità del gruppo in materia. Non a caso, proprio ieri, sulle pagine del Foglio, Franco Debenedetti ha lanciato una stoccata a Open Fiber, (rivale di Tim e in forte opposizione alla creazione di un progetto di rete unica in cui Telecom abbia il controllo), chiamando in causa un documento del ministero dello Sviluppo economico del 31 luglio scorso, secondo il quale Open Fiber sarebbe in ritardo sui tempi di cablaggio avendo realizzato solo il 3,4% dei lavori: 315 impianti su 9.227. Secondo Debenedetti, inoltre, il modello wholesale proposto da Open Fiber implica la separazione tra chi costruisce l'infrastruttura e chi la usa per vendere servizi: «Una contrapposizione che rallenta e restringe le decisioni di investimento». Peccato che la linea dettata dal fondatore M5s Beppe Grillo sia proprio questa e preveda una rete unica partendo da Tim, ma dividendo in due la società. Un progetto che Telecom non ha ancora rispedito al mittente, ma che gli analisti hanno definito «poco conveniente per l'incumbent».
Ora il pallino è nelle mani di un governo diviso, ma unito nel ridisegnare il progetto Fibercop pronto a partire con Kkr e Fastweb.Scade oggi, intanto, la proroga dell'esclusiva che Tim ha - in cordata con Claro e Telefonica - per gli asset mobili di Oi: l'operatore brasiliano ha chiuso il semestre con una perdita di 1,53 miliardi di euro.
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