Il Tesoro vuole censire i bitcoin

E sul mercato nuovo crollo: criptovaluta sotto gli 8mila dollari

Il Tesoro vuole censire i bitcoin

«Censire e comprendere nei sui diversi aspetti il fenomeno delle valute virtuali in Italia» è l'obiettivo dello schema di decreto ministeriale che da ieri è in consultazione pubblica sul sito del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia e delle Finanze guidato da Pier Carlo Padoan.

Il governo ha già previsto nel decreto legislativo del maggio scorso che i prestatori di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale debbano assolvere agli obblighi antiriciclaggio per evitare che le transazioni effettuate con le cripto valute possano essere utilizzate per fini illegali. Il testo, sul quale è possibile inviare osservazioni e contributi fino al prossimo 16 febbraio, prevede per chiunque sia interessato a svolgere sul territorio italiano l'attività di prestatore di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale, l'obbligo di comunicazione al Ministero dell'Economia e delle Finanze. Il provvedimento in consultazione chiarisce che la valuta virtuale seppur «utilizzata come mezzo di scambio per l'acquisto di beni e servizi» (...) «non è emessa da una banca centrale o da un'autorità pubblica, non è necessariamente collegata a una valuta avente corso legale».

Nel frattempo, la bolla delle criptomonete comincia a scoppiare: dopo aver galleggiato tutta la settimana attorno a quota 10.000 dollari ieri il bitcoin è scivolato sotto la soglia degli 8.000 dollari, sui minimi da novembre, per poi rimbalzare con decisione nelle ultime ore. Il prezzo rilevato dalla piattaforma Coindesk è sceso fino a 7.695 dollari, con un calo giornaliero del 15% circa. Poi sono scattati forti acquisti con un rimbalzo di circa 1.000 dollari in meno di due ore con prezzi risaliti attorno agli 8.600 dollari. Dal picco di dicembre a circa 20.000 dollari, il bitcoin ha comunque perso il 60% del suo valore. E ieri sono andati giù anche Ripple, Cardano e Stellar, tra le maggiori criptovalute. Gli investitori preferiscono in questo momento incamerare i profitti realizzati convertendoli nelle monete tradizionali.

Nell'ultimo mese c'è stata, infatti, un'escalation di minacce normative da parte di autorità di tutto il mondo, tra cui Corea del Sud, Cina e Stati Uniti.

Il timore è che l'insistenza delle authority regolamentari per inquadrare il settore all'interno di regole concordate possa aprire la porta anche a misure di carattere fiscale.

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