Come era l'Italia del boom ora che Milano respira crisi

Come era l'Italia del boom ora che Milano respira crisi

Ernesto aveva una ventina d'anni alla fine della guerra. E come un ragazzo che sta diventando uomo ha vissuto il periodo della ricostruzione. Della ripresa economica. Il boom. Un'Italia di luci. Finalmente. Dopo le lunghe ombre di una stagione, tra le più buie del Novecento, che si era conclusa con una guerra dalla quale, le ferite, non sembravano smettere di sanguinare.
Eppure l'Italia ce la fece. Dalle macerie, in qualche lustro, arrivò ad essere una delle sei maggiori potenze continentali. Un gradino sotto la Gran Bretagna che, quella guerra maledetta, l'aveva vinta. Il miracolo era accaduto e qualcuno gli aveva appioppato un aggettivo, economico, che tale non era soltanto. Il miracolo l'avevano fatto gli italiani. Il loro ottimismo. L'implacabile desiderio di tornare a vivere. E uscire da quel tunnel che avrebbe azzoppato qualsiasi popolo.
Già, il miracolo. Quello che, mutatis mutandis, servirebbe anche oggi che non siamo reduci da alcun conflitto. Ma una congiuntura economica difficile ci ha invece rispedito nelle retrovie dell'Europa. Alle prese con quei problemi che sempre travolgono ciò che è precario. Corruzione. Scarso senso sociale. Disinteresse. Pessimismo, quando non addirittura catastrofismo.
Pierfranco Faletti, ingegnere con una passione indomita per la scrittura, ci ricorda che l'Italia ce la può fare. Oggi come allora. E attraverso gli occhi di Ernesto, che aveva vent'anni scarsi alla fine della guerra, ha raccontato come un ragazzo vide risorgere un Paese. E, a suo modo, ne fu protagonista. Luci a Milano (edito da Bolis) - che viene presentato stasera alle 18.30 a Palazzo Visconti - è il racconto romanzato di quel boom.
Ernesto snocciola le «gesta» svagate del gruppo di amici con i quali condivideva la gioventù. La maturità. I primi amori. I divertimenti ruspanti di tanti Inter-Milan. Quando lo stadio era il tempio dello sfottò. E nessun lui interista si è mai diviso dalla sua lei milanista per colpa di un goal malandrino.
Quando il calcio contendeva pubblico al ciclismo. E non c'era il doping. Bartali e Coppi dividevano come Inter e Milan. O quando il «papa Buono» successe a Pacelli. Da Pio a Giovanni. «Portate una carezza ai vostri bambini...» e l'Italia iniziò a lacrimare. Erano gli anni della Campionaria. E della resurrezione industriale. Viste dagli occhi di Ernesto ormai adulto. Alle soglie dei «mitici» Settanta. Quando la Fiat apriva lo stabilimento di Togliattigrad e Vittorio Valletta, il «professore», cedeva la presidenza all'avvocato Agnelli. Il gruppo di Ernesto si era ormai sciolto. C'era chi aveva messo su famiglia. Chi aveva fatto carriera. Chi era rimasto single. Strade divergenti e divaricate che occasionalmente si incrociavano ancora.

Ma l'Italia ce l'aveva fatta.

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