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Eriksson: nel 2014 in Brasile anche da spettatore

In una lunga intervista pubblicata dal portale «fifa.com», l'ex tecnico svedese di Lazio, Roma e Fiorentina oggi alla guida del Leicester City si racconta

Sven Goran Eriksson sogna un viaggio in Brasile, anche da spettatore, in occasione del Mondiale 2014 che il Paese sudamericano ospiterà. In una lunga intervista pubblicata dal portale «fifa.com», l'ex tecnico svedese di Lazio, Roma e Fiorentina analizza vari argomenti. L'ex ct della nazionale inglese e attuale tecnico del Leicester City spiega: -- L'ex ct della nazionale inglese e attuale tecnico del Leicester City spiega: «Sono molto felice di lavorare, è un club molto amichevole. Ci sono molte tradizioni, uno stadio buono e grandi tifosi. Il Leicester ha ambizione di tornare il più presto possibile in Premier League. È una sfida che mi si addice perfettamente. L'obiettivo è quello di tornare in Premier League al più presto. Non è facile far bene in Premiership ma penso che una volta che riesci ad ottenere la promozione la cosa più difficile è centrare la salvezza. È un'impresa salire in Premier League ma più difficile rimanervi». Dopo aver guidato Inghilterra, Messico e Costa d'Avorio, Eriksson non pensa che i tifosi abbiano dimenticato la sua carriera di allenatore. «Quando sei responsabile della squadra inglese hai moltissima attenzione nei tuoi confronti. Alcuni commenti sono lusinghieri, altri meno. Questo è normale, perché questa é forse la posizione più esposta al mondo. È certamente uno dei ruoli più importanti». Eriksson, nonostante le critiche, conserva un buon ricordo della sua esperienza come ct dell'Inghilterra. «Mi sono goduto ogni giorno. In generale sono stato bene nella mia carriera di tecnico. Ho avuto momenti veramente belli al Goteborg e ho ottenuto ottimi risultati. Mi è piaciuta la mia esperienza al Benfica, che resta un club molto grande. Sono stato anche molto bene alla Lazio che mi ha permesso di migliorare la mia carriera. E poi le squadre inglesi. Oggi mi sono legato al Leicester.

Penso di avere sempre scelto bene, indipendentemente dal contesto in cui dovevo lavorare».

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