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Accuse a Parigi a vent'anni dal genocidio

La Francia deve «guardare in faccia la realtà» rispetto al «suo ruolo nel genocidio» in Ruanda, del quale oggi si commemora il ventesimo anniversario. Così il governo di Kigali insiste nelle accuse nei confronti di Parigi (oltre che di Bruxelles), imputando una corresponsabilità franco-belga nel massacro che è stato forse il più sanguinoso al mondo nel dopoguerra dopo quello dei Khmer rossi in Cambogia. Un'accusa respinta ieri con sdegno dall'allora ministro degli Esteri francese, Alain Juppè. La Francia deve «guardare in faccia la verità», ha detto il ministro degli Esteri ruandese, Louise Mushikiwabo, bollando come «ingiustificata» la decisione francese di annullare la propria presenza alle commemorazioni di domani a Kigali dopo che il presidente del Paese africano, Paul Kagame, aveva accusato Parigi di avere avuto «un ruolo diretto» nella preparazione del genocidio del 1994 e nella sua «stessa esecuzione».

Contro le parole di Kagame, contestate subito dal Quai d'Orsay, è insorto ieri anche Juppè, che dal suo blog le ha denunciate in quei termini come una falsificazione della storia e ha chiesto al presidente Francois Hollande d'intervenire in prima persona per difendere l'onore della Francia, dei suoi militari e diplomatici.

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