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Aereo solare, che rivoluzione: 17 ore per fare 680 chilometri

La promessa dell’eco-aviazione: il volo Svizzera-Marocco dura un mese. Solo uno spot per un mega impianto fotovoltaico. Che indebiterà Rabat

Aereo solare, che rivoluzione: 17 ore per fare 680 chilometri

Si sentono i pionieri di una nuova frontiera nel volo, un po’ come i fratelli Wright al­l’inizio del XX secolo, ma quella di Bertrand Pic­card e André Borschberg so­miglia molto di più alla solita, costosa, trova­ta senza futu­ro, resa possibi­le dal delirio ecologista che domina in Occi­dente. Stiamo parlando del progetto Solar Impulse, l’ae­reo alimentato soltanto da energia solare, che ieri notte è atterrato a Ouarzazate, in Marocco, pro­veniente dalla capitale maroc­china Rabat. Grandi festeg­giamenti all’ar­rivo nei pressi della città confi­nante con il de­serto del Saha­ra, accoglienza trionfale per il successo del volo.

Successo? In realtà questo veli­volo ultraleggero (pesa 1.600 kg, quanto un’auto familiare), creato in Svizzera in fibra di carbonio, con un’apertura alare di un Air­bus 340 ( 63,4 metri), quasi 12mila celle solari poste sulle ali che ali­mentano quattro motori dalla po­tenza di 10 cavalli ciascuno, ha compiuto i 683 chilometri che se­parano Ouarzazate da Rabat in 17 ore e 30 minuti:un’impressionan­te velocità media di circa 40 km/ h. No, non c’è alcun errore, proprio 40 km/h, praticamente la stessa velocità media con cui i ciclisti hanno concluso l’ultimo Giro d’Italia,ma anche una velocità in­feriore a quella dei primi voli dei fratelli Wright, pur durati pochi minuti.Oltretutto questa era l’ulti­ma tappa di un viaggio iniziato il 24 maggio da Payerne, in Svizze­ra: quasi un mese per fare 2.500 chilometri, una distanza che si po­trebbe coprire nello stesso tempo con un cavallo. Qualcuno obiette­rà che il paragone con i fratelli Wri­ght gioca a favore dei due piloti svizzeri: anche nel 1903 tanti era­no gli scettici sulle possibilità di uno sviluppo dell’aeronautica. È vero, ma le differenze sono molte e importanti: allora, i primi voli aprivano una nuova frontiera del­la comunicazione, era l’inizio di un viaggio nel futuro; oggi Solar Impulse deve fare i conti con un’industria aeronautica già mol­to svilup­pata: 800 milioni di per­sone si spostano ogni anno in aereo e un volo diret­to Roma-Pechino a bordo di un Boeing dura poco più della metà del tempo che il Solar Impulse ha impiegato per la tratta Rabat-Ouarzazate. Neanche le prospetti­ve di sviluppo sono paragonabili: centodieci anni fa era già nota la potenza che poteva essere tratta dai combustibili fossili, cosa che non può dirsi oggi per l’energia so­lare. Tanto è vero che allora i pro­gressi furono rapidissimi ed eco­nomicamente convenienti. Con Solar Impulse stiamo parlando in­vece di un progetto che ve­de impe­gnate dal 2003 un centinaio di per­sone fra ingegneri, fisici, persona­le vario per costi che si avvicinano ai 100 milioni di dollari, coperti in gran parte da grandi sponsor, mar­chi famosi e banche, desiderosi di darsi un’immagine «verde».

Ma sono gli stessi Piccard e Bor­schberg ad ammettere che il loro è soprattutto un «messaggio» in fa­vore dello sviluppo dell’energia solare, vogliono dimostrare che «nulla è impossibile». Non a caso l’obiettivo di questa missione ­che prelude a un viaggio intorno al globo nel 2014- era Ouarzazate. Qui infatti, proprio oggi, il re del Marocco Maometto VI inaugura il più grande impianto solare del mondo, prima parte di un mega­progetto che richiede un investi­mento di 9 miliardi di dollari, fi­nanziato dalla Banca mondiale e dalla Banca di sviluppo dell’Afri­ca, con soldi che vengono in parte dai fondi per gli aiuti allo sviluppo dei paesi europei. L’obiettivo è di raggiungere una capacità globale di 2mila megawatt entro il 2020, e l’impianto dovrebbe essere operativo già nel 2014 con una potenza di 160 me­gawatt. Dovrebbe essere un passo importante per l’autosufficienza energeti­ca, in realtà i cittadini ma­rocchini ne pagheranno so­prattutto le conseguenze: gran parte dell’energia prodotta qui infatti è destinata all’esporta­zione verso l’Europa (per ripaga­re l’ingente prestito), mentre solo ingenti sussidi permetteranno ai marocchini di non pagare l’elettri­cità il doppio di quanto la pagano ora. Inoltre il governo ha appena tolto i sussidi che calmieravano il prezzo dei combustibili fossili, co­sa che ha prodotto un immediato rincaro tra il 10 e il 20% non solo del carburante ma anche del cibo.

Forse è vero che nulla è impossibi­le, ma non per questo è anche con­veniente.

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