Mondo

Dalla "bella morte" ai kamikaze Il filo nero tra fascismo e islam

Dall'Egitto l'accusa ai Fratelli musulmani di vicinanza politica e culturale con i regimi di destra. E tanti intellettuali europei riscoprono il legame dimenticato

«Il popolo egiziano è sceso in piazza il 30 giugno contro il fascismo teologico e religioso» dei Fratelli musulmani e del presidente deposto Mohamed Morsi. Il lettore distratto potrebbe confondere questa frase pronunciata dal consigliere strategico della presidenza ad interim egiziana, Mustafa Hagazy, con qualcosa cui siamo fin troppo abituati nel nostro Paese: l'appiccicare lo spregiativo termine «fascismo» a una posizione politica sgradita alla sinistra, allo scopo di delegittimarla. Ma non è questo il caso.

Quella della vicinanza tra l'ideologia fascista in senso stretto, storico e i movimenti che a partire dal secolo scorso hanno propugnato la conquista del potere in nome dell'islam è una questione reale e non uno slogan diffamatorio. E il fatto che di questa vicinanza si parli poco nulla toglie alla sua sostanza.
Il movimento dei Fratelli musulmani è stato fondato negli anni Venti, gli stessi che videro il sorgere e l'affermarsi del fascismo in Italia. Fin dall'inizio rappresentò la corrente islamica radicale, quella che vedeva nella jihad (guerra santa) lo strumento obbligato per imporre al mondo la sharia (legge coranica). Nemici dei musulmani, secondo la dottrina elaborata dal fondatore Hassan el-Banna - che si definiva Murshi e Aam, ovvero Guida suprema (in tedesco farebbe Führer e in italiano Duce...) - erano e sono tutti gli infedeli e l'obiettivo finale è la conquista delle loro terre per trasformarle irreversibilmente in Dar el-Islam (Casa dell'islam). Nemico privilegiato, ovviamente, l'ebreo, che i Fratelli musulmani hanno sempre qualificato con insulti di ogni genere.

In anni recenti un tale atteggiamento è stato ripreso portandolo ai limiti estremi dall'ex presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, che nega esplicitamente il fatto storico dello sterminio di milioni di ebrei e inneggia alla distruzione dello Stato di Israele. Toni perfettamente sovrapponibili a quelli dei nazisti tedeschi, ma basta ascoltare i capi di Hamas e di Hezbollah per ritrovare concetti simili.
L'antisemitismo non è certo l'unico punto in comune tra estremismo islamico e fascismo. Un altro, assolutamente tipico, è il culto della morte contrapposto al rispetto della vita: voi occidentali avete paura di morire, mentre noi lo desideriamo, ripetono i fanatici musulmani da Al Qaida in giù. E certamente l'apologia del martirio ricorda molto da vicino la ricerca della «bella morte» che tanto spesso era sulla bocca dei fascisti più convinti.

Storicamente non mancano i dati di fatto. Il nazionalismo arabo-islamico è spesso stato ammiratore del fascismo europeo, e ne è spesso stato ricambiato con la fascinazione per una cultura sentita come alternativa a quella del mondo capitalista e per una religione fortemente legata al tradizionalismo: ai filofascisti colti di oggi piace in fondo anche il fatto che l'islam abbia relegato in secondo piano la tecnica e imbavagliato la cultura (il rogo dei libri non lo inventarono i nazisti tedeschi, ma i musulmani mille anni prima). Michel Aflaq, fondatore del partito panarabista Baath (quello di Saddam Hussein e degli Assad, per intenderci), era peraltro un attento lettore del Mito del ventesimo secolo di Alfred Rosenberg e il muftì di Gerusalemme Hajj Amin al-Husayni fu il principale artefice dell'alleanza tra nazionalisti arabi, nazisti tedeschi e fascisti italiani, che cementò nel 1941 incontrando il Führer a Berlino e Mussolini a Roma: il suo obiettivo, mancato solo perché Hitler era concentrato sull'Europa, era una «soluzione finale del problema ebraico» su scala planetaria. Ma non si contano i tentativi di partiti nazionalisti arabi di ottenere aiuto e sostegno da Berlino negli anni Trenta, senza dimenticare il fiume di congratulazioni giunte a Hitler, nel segno del comune antisemitismo, dai Paesi arabi nel 1933 quando l'autore del Mein Kampf giunse al potere in Germania.

Tra gli intellettuali che più hanno evidenziato il parallelo tra fascismo ed estremismo islamico, un lavoro ineccepibile è stato fatto dall'inglese Bernard Lewis, a 97 anni uno dei più illustri studiosi viventi di questioni mediorientali. L'americano Paul Berman, autore del fondamentale Terror and Liberalism, ripete da oltre un decennio che il terrorismo islamico è «la nuova faccia del fascismo». Il filosofo francese Michel Onfray parla spesso nei suoi libri di «fascismo musulmano», non diversamente da quanto faceva Christopher Hitchens.

In Italia Oriana Fallaci definì l'islamismo «il nuovo nazifascismo, con il quale non sono possibili compromessi» e il giornalista Carlo Panella ha pubblicato tra l'altro nel 2007 Fascismo islamico per spiegare le inquietanti radici e i preoccupanti obiettivi del regime islamico iraniano.

Commenti