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Sarah Palin si riprende la scena. Ora le critiche la fanno più forte

Sembrava sparita, invece qualsiasi cosa tocchi, dai libri ai candidati, diventa oro

Sarah Palin si riprende la scena. Ora le critiche la fanno più forte

Sembrava sparita invece è tornata. E solo qualche giorno fa è riuscita a mettere in fila quattrocento persone nella città di Bethlehem, Pennsylvania, per la sua ultima trovata di successo, un libro Good Tidings and Great Joy - Protecting the Heart of Christmas («Buone novelle e grande gioia - Proteggere il cuore del Natale») in cui attacca quanti in America cercano di «privare i cristiani del diritto» di celebrare il Natale ma finisce poi, come nel suo stile, a prendersela anche contro i cristiani che hanno sfrattato Gesù dalla festa religiosa. Rieccola Sarah Palin, la combattente della destra, la donna che cinque anni fa divenne a sorpresa la candidata alla vicepresidenza di John McCain e che resta oggi uno dei simboli principali dei Tea Party, l'ala più conservatrice dei repubblicani. Tornata con un libro, un giro nell'Iowa, Stato sempre cruciale quando si parla di politica ed elezioni, e con qualche endorsement decisivo che potrebbe cambiare il destino di alcune primarie repubblicane.
Su Facebook in questi mesi è stata sempre attiva, ha attaccato il facile bersaglio Barack Obama e prestato particolare attenzione alla campagna anti-armi della presidenza e dei democratici. Fucili e religione, i temi a lei da sempre cari. E infatti nel libro la tesi della signora della destra è che sia il Natale che le libertà religiose sono sotto attacco da parte dei paladini del politically correct, degli «snob nei media» e degli «atei arrabbiati con i loro avvocati», per non parlare di un altro non menzionato ma sottilmente presente gruppo religioso che ha l'ardire di celebrate una festa nello stesso periodo del Natale.

Ma a galvanizzare nuovamente la wonderwoman del Tea Party - riferisce il suo entourage - è stata soprattutto la campagna repubblicana sullo shutdown e la spinta sull'acceleratore che hanno voluto dare il senatore del Texas Ted Cruz e quello dello Utah Mike Lee. «C'è bisogno di farsi avanti ora - dice uno dei suoi collaboratori alla Cnn volendo mantenere l'anonimato, come molti di coloro che lavorano al fianco di Mrs Palin -. E lei si fa avanti quando vede che c'è bisogno. Vede il fuoco che Ted Cruz e Mike Lee hanno acceso». La missione è per il 2014. «Scuoteremo le cose», ha scritto lei su Facebook pensando alle elezioni di mid-term che potrebbero peggiorare la già difficile posizione del presidente Obama. Il piano è quello di appoggiare i candidati giusti per dare una spinta in stile Palin al suo partito. Le premesse ci sono tutte: nel 2010 Sarah appoggiò nella primarie repubblicane circa sessanta candidati tra Camera, Senato e governo dei singoli Stati e quasi tutti ce la fecero. «Ha capito che c'è qualcosa che si sta muovendo là fuori, che ci sono in giro buoni conservatori e persone normali». Così, pare, metterà piede e bocca nella corsa in Mississippi di Chris McDaniel, che dovrà vedersela con un peso massimo come Thad Cochram, senatore a Washington da oltre tre decadi. Il passato fa ben sperare. Nel 2010, quando appoggiò la candidata governatrice Nikki Haley del South Carolina per le primarie interne, non solo la signora vinse ma anche i rivali repubblicani dovettero ammettere che la presenza della signora Palin aveva generato «oltre un milione di dollari» tra coperture televisive e radiofoniche. «Un lanciafiamme mediatico», dissero di lei. Che infatti riuscì addirittura a ribaltare le sorti di un'altra corsa, quella delle primarie per il Senato in Nebraska, senza nemmeno mettere piede sul posto. Appoggiò Deb Fischer che era dato per terzo e lo fece vincere. Lui adesso siede al Senato di Washington e il suo entourage non dimentica: «Prima del suo endorsement eravamo quattro punti sotto e poi tutto è cambiato e abbiamo dominato l'ultima fase della corsa». Certo la stella di Sarah brilla meno adesso di tre anni fa. Ma lei non è tipa da farsi scoraggiare. E conta sul fatto che anche i democratici hanno finito per non disdegnarla.

Perché «quando scende in pista lei la corsa si scalda».

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