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Boris a Cameron: "Fa’ come la Thatcher, ferma l’Ue"

Per il sindaco di Londra è necessario che il premier inglese ponga il veto al vertice europeo di giovedì sull’aumento delle spese di bilancio

Il primo ministro David Cameron
Il primo ministro David Cameron

È come dare eroina a un drogato, come passare un gelato al ragazzo più grasso della classe mentre tutti gli altri sono a una dieta da fame e poi chiedere proprio a questi ultimi di pagare per lui. Così finirebbe - parola del sindaco di Londra Boris Johnson - se, come vuole la Commissione europea, al vertice europeo di giovedì a Bruxelles si votasse per l’aumento tra il 5 e il 6,8% del budget europeo dei prossimi sette anni (2014-2020). Con il suo linguaggio colorito e la sua naturale irriverenza, Johnson scalda il pugile David Cameron alla vigilia dell’incontro cruciale. Fa’ come la Thatcher negli anni Ottanta, dice il compagno di partito al premier. Cioè usa il tuo diritto di veto per non concedere nemmeno un penny al piattino dell’elemosina europeo e raggiungere l’obiettivo di congelare il bilancio Ue.

Che Cameron si presenterà agguerrito al vertice di giovedì è certo, nonostante i toni ufficiali e concilianti usati alla vigilia da Downing Street, che ha riferito come il premier ritenga che si possa lavorare ai dettagli necessari per raggiungere il giusto accordo. E noi siamo pronti a farlo”. Di fatto il primo ministro dovrà mostrarsi duro come promesso per assecondare il vento antieuropeista che non smette mai di soffiare sull’isola, per soddisfare l’ala dura degli euroscettici conservatori sempre tentati dal mettere in discussione la sua leadership e per dar voce a un Paese tartassato dai tagli alla spesa e appena uscito da una nuova recessione solo grazie alla spinta delle Olimpiadi.

Il capo del governo ha dovuto confrontarsi ieri anche con le indiscrezioni del Financial Times, secondo cui Bruxelles starebbe considerando una scorciatoia per togliersi dall’impasse: vagliare un budget alternativo che escluda il Regno Unito, abbia scadenza di un anno e possa perciò essere votatoda una maggioranza qualificata. «Uno schiaffo» al Regno Unito, gridano gli europarlamentari ultranazionalisti dell’Ukip. Se l’Unione è pronta ad agire unilateralmente e a escludere il secondo contribuente al bilancio - il Regno Unito - la domanda da porre è la seguente: qual è il vantaggio di restare membri dell’Ue?, tuona Marta Andreasen, assecondando l’eterna voglia british di uscita dall’Europa, confermata dall’ultimo sondaggio condotto per il domenicale Observer, che registra un 56% di inglesi pronti a dire addio all’Ue.

Difficile prevedere, insomma, che Cameron lascerà a casa i guantoni. Lui stesso, parlando ieri al congresso della Cbi, la Confindustria britannica a cui ha promesso di tagliare burocrazia e tasse alle imprese, ha ammesso: Siamo in guerra. Una guerra economica.

Che potrebbe tradursi nell’ennesima guerra di Londra a Bruxelles.

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