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La caccia al killer degli agenti è l'ultimo reality d'America

Inseguimenti, posti di blocco, forze speciali: per scovare l'ex poliziotto Dorner si è mobilitata una task force in stile Rambo. E le tv riprendono ogni istante

La caccia al killer degli agenti è l'ultimo reality d'America

Inquadratura dall'alto, un elicottero che scarica in un bosco quattro uomini armati fino ai denti. Una volta toccato il suolo i quattro si posizionano in cerchio, i fucili mirano verso i quattro punti cardinali. Uno dei quattro fa cenno che è tutto a posto, gli uomini si posizionano in fila indiana ed entrano nella boscaglia a caccia del fuggitivo. Sembra una sceneggiatura di un film ma è tutto vero. È solo una delle tantissime scene trasmesse in diretta dalle tv americane che raccontano in queste ore una incredibile caccia all'uomo.
Il fuggitivo si chiama Chris Dorner, è un ex poliziotto, armato e pericoloso, ha ucciso 3 persone e ne ha ferite 4, tutto questo per vendicarsi della sua espulsione dalla polizia di Los Angeles.

Quelli che lo cercano, i buoni di questo incredibile reality d'azione, sono centinaia di agenti di polizia e le squadre speciali Swat in tenuta mimetica. Per mettere ancora più pressione su Dorner, il sindaco di Los Angeles ha annunciato una taglia da un milione di dollari, per chi aiuterà a catturarlo. Ammetto che ci ho messo almeno cinque minuti a capire che quella caccia all'uomo che vedevo in televisione era qualcosa di reale, ma questa confusione fra finzione e realtà ha delle ragioni nell'incredibile dispiego di mezzi tecnologici che le news americane mostrano in casi come questo. Il caso più comune è l'inseguimento tra polizia e ladro. Nei film d'azione è il momento più atteso, spesso la scena che prelude a un finale travolgente, anzi a più finali travolgenti in un continuo susseguirsi di speranze che svaniscono e che improvvisamente risorgono fino all'atto finale in cui spesso il cattivo, messo con le spalle al muro, si arrende. Nelle news americane è diventato un classico che alza gli ascolti, una moda televisiva che esplose il 17 giugno 1994 quando oltre 100 milioni di telespettatori rimasero incollati davanti alla televisione per seguire sulla Cnn decine di auto della polizia che inseguivano O.J. Simpson sulle autostrade di Los Angeles.

Fu uno strano inseguimento, O.J. procedeva a non più di trenta chilometri all'ora minacciando più volte il suicidio, conversando e trattando la resa con un detective che alla fine lo convinse ad arrendersi. Dal 1994 ad oggi i mezzi televisivi sono cambiati, siamo nel tempo dell'alta definizione, accade così che qualche giorno fa mentre assistevo a un inseguimento su una freeway ho sentito il telecronista avvisare il suo pubblico che il fuggitivo era una donna, di circa quarant'anni e di corporatura robusta. E aveva ragione, l'immagine zoomata sull'abitacolo dell'auto in fuga non lasciava dubbi. La caccia all'uomo di questi giorni verrà però ricordata come un nuovo confine superato nella continua ricerca delle news americane di portare in televisione il «tempo reale di un crimine». A tracciare questo nuovo confine sono due fatti.

Il primo è che il ricercato Chris Dorner potrebbe essere dappertutto, il secondo è che l'assassino ha lasciato una lettera in cui svela i nomi di quelle che potrebbero essere le sue prossime vittime. La sfida era lanciata e le all news americane l'hanno raccolta mandando inviati sui luoghi dei presunti obiettivi e raccontando la ricerca delle forze dell'ordine seguendole su più fronti in un alternarsi di collegamenti ognuno dei quali sembrava preludere a un colpo di scena. I moderni anchorman devono aver seguito un corso di sceneggiatura perché il modo in cui raccontano la cronaca di questa vicenda segue perfettamente le tre regole di una perfetta sceneggiatura: primo, delineare perfettamente il carattere dei protagonisti; secondo, mantenere l'attenzione del pubblico; terzo, cercare sempre di sorprendere il pubblico con colpi di scena inaspettati. Un'altra regola fondamentale è che il film non duri troppo, perché ogni storia ha i suoi tempi e ogni pubblico ha la sua pazienza.

E proprio mentre questa fuga sembra ormai essere durata troppo, una nuova storia si affaccia sui media americani. A scatenare la furia omicida del fuggitivo è stato il suo licenziamento dalla polizia di Los Angeles a seguito di un caso disciplinare. Lui sostiene che la sua carriera di poliziotto sia stata rovinata per colpa di colleghi razzisti. Il caso sembrava chiuso e invece è stato improvvisamente riaperto.

Una storia nella storia che riapre il caso, e a questo punto ci vorrebbe un Oscar da dedicare alla realtà, anche se non sarà facile decidere se a ritirarlo debbano andare i buoni o i cattivi.

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