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Che ipocriti gli anti secessionisti di comodo

L'indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia e Kosovo subito riconosciuta da Usa e Ue

Cartellone propagandistico pubblicizza il referendum a Sebastopoli
Cartellone propagandistico pubblicizza il referendum a Sebastopoli

«Inaccettabile», «illegittima», «sovranità violata». Le accuse si sprecano. L'indipendenza della Crimea è un boccone indigeribile non solo per l'America ma anche per molti Paesi europei. Eppure è sempre stato l'Occidente a propugnare l'autodeterminazione dei popoli, a sostenere con forza che devono scegliersi il proprio futuro. E la storia recente ne è testimone. Vogliamo parlare dell'ex Jugoslavia? Slovenia, Croazia e Bosnia, dopo i referendum del 1991-92, proclamarono quell'indipendenza che sfociò nel sanguinoso conflitto dei Balcani. Ma Stati Uniti ed Europa non ebbero esitazioni: furono i primi a riconoscere i nuovi Stati alla faccia della sovranità e dell'integrità territoriale. Fu un errore? Crediamo di no. E che dire del Kosovo? Nel 1999 fu teatro di una guerra per staccarla da Belgrado. Le bombe della Nato servirono a piegare Slobodan Milosevic e a soddisfare le rivendicazioni albanesi sulla regione.

Il presidente Obama, nel proclamare la sua forte opposizione all'indipendenza della Crimea, ha affermato che questi non sono gli anni per ridisegnare i confini europei. Eppure l'America è stata protagonista proprio in questi anni nel cambiare le carte geografiche. Il Kosovo non si è per caso autoproclamato indipendente nel 2008? E non è stata Washington, assieme a tante altre capitali europee, a riconoscere subito uno Stato nato dal nulla? Certo, Mosca, che oggi appoggia la Crimea, non ha mai riconosciuto il Kosovo. Ma la questione ucraina è molto più complessa. Non condividiamo chi oggi parla di complotto americano contro la Russia. Gli interrogativi però sono tanti. E, come hanno già ricordato molti analisti in questi giorni, a partire da Marco Politi, pare che sia stata dimenticata la partita a scacchi che Usa e Urss giocarono subito dopo la caduta del Muro. Alla Casa Bianca c'era Bush senior, il quale con grande responsabilità garantì a Mosca che l'America non avrebbe «ballato sul muro di Berlino». Di fatto, era un accordo non scritto con cui l'Occidente si impegnava a non spostare a est le sue frontiere. L'obiettivo era chiaro: mantenere l'equilibrio in Europa. Ormai il comunismo era sconfitto, quindi non c'era motivo di destabilizzare la Russia. La disgregazione sovietica e la debolezza di Mosca permisero in seguito alla Nato e all'Ue di inglobare molti Paesi dell'ex Patto di Varsavia, spostando sempre più i confini a oriente. Così la violazione di quel tacito accordo è anche uno dei motivi dello scontro diplomatico di questi giorni.

Gli interessi strategici e geopolitici di Mosca e Washington sono come sempre divergenti e la Russia è tornata a essere un competitor degli Usa. Ma ciò non legittima a usare due pesi e due misure quando si tratta di tutelare i propri interessi, come ora sta facendo Obama con l'Ucraina. La domanda nasce spontanea: è più illegittima l'indipendenza della Crimea o quella della Slovenia, Croazia, Bosnia, Kosovo? E perché il referendum indetto da Sebastopoli è inaccettabile mentre quello scozzese sì? Conosciamo la risposta. È il solito vizietto dei finti buonisti che salmodiano il mantra: in Ucraina c'era un regime illiberale, perseguitava l'opposizione, Putin era complice. Allora, è bene ricordare che a Kiev c'è stato un golpe ed è stato deposto un presidente eletto, Viktor Yanukovich. Poco democratico, repressivo quanto volete, ma pur sempre uscito dalle urne. Cosa che non accade neppure in Italia: gli ultimi tre premier (Monti, Letta e Renzi) infatti sono caduti dall'alto e non sono espressione della volontà popolare.

Ebbene, dopo settimane di tensione e scontri in piazza a Kiev, lo scorso 21 febbraio, il presidente ucraino ha firmato un accordo con le opposizioni per mettere fine al caos. L'intesa, sottoscritta anche dai ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia, prevedeva un processo di riforma costituzionale, un referendum e la formazione di un governo di unità nazionale fino al voto. Il giorno dopo, invece, hanno dato l'assalto al palazzo presidenziale e in piazza Maidan c'era chi sparava sia sulle forze di sicurezza sia sui manifestanti. Poi la crisi internazionale e i piani d'intervento occidentali per sostenere chi è andato al potere con un golpe. L'obiettivo, legittimo per carità, è spingere l'Ucraina nell'Alleanza Atlantica. Ma per Mosca è inaccettabile.

È come se l'Italia o la Germania voltassero le spalle alla Nato e si alleassero con la Russia: la Casa Bianca non farebbe finta di niente.

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