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Condannata a morte violentata dai soldati: ordine del presidente

In Gambia la pena di morte non fa notizia, essendo il presidente di questo piccolo Paese africano, Jahya Jammeh, un suo convintissimo assertore. Eppure dovrebbe, se si considera che per paradosso Banjul, la capitale gambiana, è sede della Commissione africana dei diritti dell'uomo e dei popoli. Da ieri dovrebbe ancora di più: è stata infatti diffusa la notizia delle circostanze medievali in cui è stata messa a morte Tabara Samba, una donna locale che aveva - a sua volta in modo medievale - ucciso il marito versandogli addosso olio bollente mentre dormiva. Sembra che gli appelli per salvare la vita della condannata, tra cui quelli firmati dalla Federazione africana dei giornalisti e dall'Unione panafricana degli avvocati, abbiano particolarmente irritato il presidente Jammeh, il quale per ritorsione avrebbe esortato i soldati chiamati a presenziare alle esecuzioni (con Tabara Samba sono state uccise altre otto persone) a usarle violenza. Cosa che secondo il sito investigativo gambiano «Freedomnewspaper» sarebbe accaduta «davanti a funzionari di polizia, a un magistrato e ad alcuni medici, forse cubani». Dopo le percosse e lo stupro, la donna è stata uccisa con un'iniezione letale. Ma l'orrore non è finito qui: i soldati hanno fatto a pezzi il suo corpo, per poi gettarne i resti in una fossa comune negando ai familiari la possibilità di seppellirla in un cimitero. Il ministro dell'Interno gambiano, Lamine Jobareth, non ha avuto parole di critica per tanto scempio. «Persone come Tabara Samba - ha commentato - non meritano di vivere un giorno di più. Quale Paese potrebbe accettare ciò che aveva fatto?».

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