Mondo

"Contro noi frontalieri qui c'è razzismo"

Lo sfogo di un contabile di Monza che lavora in Svizzera: "Ci accusano di ogni cosa, dal traffico ai treni affollati. E ci impediscono di fare carriera"

Il grande albero nero che stritola fra le sue radici la Svizzera ha colpito nel segno, perché seppur con uno scarto minimo il referendum contro l'immigrazione di massa è passato e adesso gli italiani che lavorano sul territorio elvetico, il vero obiettivo del partito populista Unione Democratica di Centro (Udc), noto per gli accenti xenofobi contro gli immigrati, un po' di paura iniziano ad avercela. Lo si evince dalle parole di un contabile di Monza che, pur rimanendo al sicuro in virtù di un contratto regolare, chiede l'anonimato. «Lavoro in Svizzera e ho un contratto con del tutto regolare. Per me non cambia nulla, mi domando che cosa accadrà agli altri miei connazionali».

Si è già fatto un'idea?
«Difficile capire ora come l'esito del voto possa trasformarsi in un regolamento più o meno restrittivo. Di sicuro diminuiranno i numeri dei permessi e si arriverà a contingentare gli ingressi».

Tra l'altro il parere favorevole all'introduzione del limite ha raggiunto il 68% nel Canton Ticino. Proprio grazie a quell'orientamento il «sì» ha vinto su scala nazionale.
«Ammetto che è difficile dare torto agli svizzeri nel momento in cui difendono il loro orticello. I frontalieri sono circa 60mila, tanti per un posto così piccolo».

Quindi lei è favorevole o contrario a questo referendum?
«Sono dell'idea che le regole si possano e si debbano cambiare, integrare, ma senza andare incontro a derive populiste. La campagna dell'Udc sul referendum si è segnalata per l'aggressività. Gli immigrati vengono accusati di qualsiasi cosa, dai treni affollati, al traffico nelle strade, fino all'accettare stipendi più bassi».

E tutto questo è vero?
«In parte sì, però è altrettanto evidente che la vittoria del sì offrirà agli svizzeri di essere ancora più ostili nei confronti degli italiani. Lei sa quanta gente con il cognome di chiare origini italiane si trova con la carriera bloccata?»

Non le sembra razzismo?
«Lo è purtroppo. Io vivo per l'esattezza questa condizione. Sono un contabile, probabilmente anche bravo, ma pur avendo un buon contratto non avrò la possibilità di ottenere certi scatti di carriera per via delle mie origini. Queste cose le sanno tutti, ma si fa finta di niente».

Quindi la vittoriosa campagna dell'Udc creerà un vero terremoto.
«Certi movimenti politici dovrebbero consultarsi con il governo centrale, ma capire anche che la Svizzera è montuosa nel mezzo e pianeggiante sui confini. È normale una concentrazione di persone a valle. Terremoti? Di sicuro entrerà in gioco l'Ue.L'impedimento alla libera circolazione delle persone annullerebbe parecchi accordi bilaterali economicamente vantaggiosi per la Svizzera».

Secondo lei perché gli svizzeri ce l'hanno così tanto con gli italiani?
«Io posso parlare per quello che conosco, il Canton Ticino. Da una parte loro si sentono inferiori, per via dell'accento, e per i modi di fare. Ma c'è anche un altro aspetto: l'Italia fa la guerra agli svizzeri per via degli italiani che evadono. Questo finisce per ritorcersi contro di noi».

Quelle radici nere che stritolano la bandiera Svizzera sono un pessimo segnale da un punto di vista morale?
«Ho assistito a cose ben peggiori».

Intende nel Canton Ticino?
«Sì, come i figli di italiani nati in Svizzera hanno votato contro l'immigrazione degli italiani.

C'è davvero di tutto in quel gesto, dall'intolleranza all'ipocrisia».

Commenti