Mondo

Il direttore del comitato ebraico: presi tra due fuochi, pensiamo a emigrare

Il direttore del comitato ebraico: presi tra due fuochi, pensiamo a emigrare

Gerusalemme - «La verità - Edward Dolinsky, direttore generale del Comitato Ebraico dell'Ucraina, fa un sorriso amaro - è che ogni ebreo in Ucraina, a Kiev, a Odessa, e anche in Crimea si sta chiedendo se non sia il caso di emigrare in Israele. Compreso io stesso». Gli ebrei ucraini di nuovo si sentono minacciati, pesano su di loro memorie feroci (il più famoso l'eccidio di Babi Yar) dell'endogeno antisemitismo del loro Paese, dove pure hanno dimorato da millenni. Già negli anni Novanta 350mila ebrei ucraini sono diventati cittadini israeliani. Adesso ne sono rimasti fra i 300 e i 400mila, di cui 15mila circa in Crimea. Dolinsky confessa di essere venuto a chiedere aiuto insieme al Presidente del Comitato il parlamentare e mecenate Oleksandr Feldman. A pochi passi dalle mura della Città Vecchia, Dolinsky e Feldman sono amari e ironici: il governo israeliano non ci ascolta; la prudenza diplomatica è incomprensibile anche se capiscono che Putin è un argomento delicato specie da quando gli Usa si mostrano freddi; nessuno paga le spese di nove feriti trasportati in un ospedale israeliano; l'Agenzia Ebraica non ha fatto niente; la Knesset doveva per due volte tenere un dibattito in aula, e lo ha cassato... insomma gli ebrei ucraini vorrebbero che Israele, dice Dolinsky, si occupasse di più di «un popolo che lotta per la libertà», che dicesse qualche parola contro Putin: «Se Putin decide di "proteggere", come dice lui, tutti i cittadini di lingua russi, qui ce ne sono più di 2 milioni. Vedrete presto i carri armati», scherza. Secondo Feldman «l'antisemitismo in Ucraina ha fatto paura nel 2012, quando Svoboda ha acquisito potere alle elezioni e si è svegliato l'odio tipico dei Paesi dell'Est. Ma dopo poco, per l'intervento dell'Unione Europea, aggredire, incolpare gli ebrei è diventato vergognoso, in piazza gli ebrei ci sono stati come gli altri, le aggressioni antiebraiche sono ridotte a zero, Putin tenta di affermare che è là con i soldati per difendere le minoranze, ma anche da parte russa gli ebrei non godono certo di una storia tranquilla». Fra due fuochi: in Crimea la comunità ebraica, anche se per una parte si allinea all'opinione degli altri abitanti che a Simferopol vedono come inevitabile tornare nel ventre della Grande Madre Russia, denuncia episodi come quello di una settimana fa: alle 4 di mattina un uomo ha scritto sulla porta di una sinagoga: «Uccidiamo gli ebrei», gli odiati Zhids. Ma in Crimea non c'è mai stato molto antisiemtismo, gli ebrei, dice Dolinsky, in gran parte pensano che non vogliono i russi a salvarli. Per esempio il giovane rabbino Misha Kapuskin tenendo aperta la sinagoga sfregiata l'ha ornata con una bandiera ucraina e una israeliana. Ma gli ultranazionalisti antisemiti in Ucraina arrotano le spade per le elezioni. Più di tutti suscita preoccupazione, oltre a Svoboda, il neonazista Yarosh. Il suo movimento Pravyi Sector ha avuto un ruolo nella cacciata di Viktor Yanukovich e può contare su gruppi paramilitari. Yarosh andrà alle elezioni, forse in Parlamento. In Crimea d'altra parte le nostalgie comuniste antisemite non ci metteranno molto a venire a galla.

Sì, forse le agenzie di viaggio possono cominciare a staccare i biglietti Kiev-Tel Aviv a meno di un miracolo, anzi due.

Commenti