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E la Grecia disperata taglia le cure ai malati

Sospese le chemioterapie e le mammografie. Il sistema sociale si sta sfaldando, povertà e suicidi in aumento

E la Grecia disperata taglia le cure ai malati

La corrispondenza con la morte viaggia su internet. E tutti possono leggere l’evoluzione dei tanti drammi che affollano la Grecia. Come quello del musicista che i conti con la crisi se li è fatti sulla rete: «Avevo alcune proprietà, ma ho dovuto vendere tutte le mie cose, una per una,per avere un po’ di soldi. Ma non ne ho abbastanza per sfamare me e mia madre».Trecentoquaranta euro da dividere con la mamma. Nemmeno un funambolo in equilibrio sul filo della sussistenza riuscirebbe ad andare avanti. E così l’anonimo musicista, dopo aver lanciato un’invettiva contro i potenti del mondo - «dovreste essere impiccati per la crisi che avete provocato» - ha deciso di saltare giù da quel filo. Letteralmente. Mano nella mano con la mamma che non voleva perdere la propria dignità. Si sono lanciati dal tetto della casa e hanno smesso di soffrire.

Purtroppo sono in aumento anche i suicidi, nella Grecia di oggi. Un sistema sociale si sta sfaldando. E un paese intero, che è la radice di tutta la cultura occidentale, sta scivolando diritto nell’imbuto che porta al Terzo mondo. Basta fare un giro negli ospedali o alle mense dei poveri per capire. Già, il giovedì delle ceneri, quando la Chiesa ortodossa organizza la tradizionali distribuzioni di carne, si poteva cogliere l’umiliazione di un intero ceto medio che non c’è più: tutti in coda, fra tonache e turi­boli, per una bistecca. File lunghissime.

Scenari da razionamento, come in guerra. E in corsia si combatte per non lasciar morire bambini e adulti: le cure possono diventare un lusso. Lo Stato non paga più le mammografie; alcuni ospedali sono stati costretti a sospendere la chemioterapia per i bambini e i piccoli sono tornati a casa, fra le lacrime dei genitori. Un po’ come accadeva per levittime dell’Aids nella Romania post Ceausescu, con i medici che abbandonavano chi non poteva pagare i medicinali. Ma quella era l’eredità del comunismo,una bol­la di cinquant’anni.

La Grecia è al tappeto. Oggi arrivano ad Atene gli inviati della troika : Fondo monetario, Banca centra­le, Ue. Ma c’è un misto di scetticismo e di impotenza e di rancore. Solo ieri, in una giornata nera che più nera non si può, la Borsa ha perso l’8 per cento e però gli esperti, che disegnano sulla lavagna teo­rie su teorie, vogliono da Atene altri 11,5 miliardi di tagli. Tagli su tagli. Alla scuola. Alla sanità. Alle pensioni. Alle tredicesime. E poi alt ai sussidi per le famiglie numerose. Allo sport che, a parte alcuni miracoli come l’ Olyimpiacos vincitore dell’Eurolega, boccheggia. E alle Olimpiadi, che come tutto furono inventate in Grecia, la Grecia sarà un puntino alla deriva.

Le vera sfida, ormai, è quella del cibo quotidiano. Più di quattrocentomila bambini, un quinto abbon­dante del totale, secondo le stime dell’Unicef, sono denutriti, come fossero nati in una favela di Rio o di Bahia. Gli insegnanti denunciano i casi di ragazzi che svengono in classe; del resto un quarto dei greci, grossomodo 2,8 su 11,2 milioni, campano con un reddito inferiore ai 470 euro al mese, al di sotto della soglia di povertà. E sopra non è che si stia meglio: il governo raschia il fondo del barile e annuncia il taglio di venti enti inutili; dalla quiete delle loro ville altissime personalità tedesche rispondono invitando ormai apertamente Atene a lasciare l’euro, per il bene di tutti. Il pentolone della società bolle e presto potrebbe saltare. Perché nemmeno queste condizioni penose sono considerate sufficienti dall’Europa che vorrebbe di più. Ancora di più. Ma la Grecia è da tempo sull’orlo del baratro. E anche sessantamila famiglie, sul ciglio del cratere, sono andate in tribunale per consolidare i debiti. È il default .

Di un Paese e di tanti padri senza un domani.

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