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Egitto, l'esercito sgombera i campi pro Morsi. Ed è una carneficina

Repressione e strage in Egitto. L'esercito apre il fuoco sui manifestanti pro Morsi. Fratelli musulmani parlano di circa 2mila vittime. Per il governo sono solo 85. Per rappresaglia incendiate alcune chiese copte. Il governo proclama lo stato di emergenza per un mese

Egitto, l'esercito sgombera i campi pro Morsi. Ed è una carneficina

Ancora violenze in Egitto. La polizia ha disperso con la forza i presidi al Cairo dei sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi. Agenti in assetto anti-sommossa hanno fatto irruzione nelle tendopoli allestite in piazza Rabaa al-Adawiyah, nel sobborgo settentrionale di Nasser City, e di piazza al-Nahda, nel quartiere orientale di New Cairo, sorte fin dal colpo di stato del 3 luglio. Intenso il lancio di lacrimogeni, che hanno avvolto i due campi in nubi di gas. Decine di persone hanno perso la vita, tra cui diversi manifestanti uccisi a colpi di arma da fuoco. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni all'agenzia Reuters l’esercito egiziano ha aperto il fuoco contro i manifestanti che lanciavano pietre.

Guerra sui numeri per il bilancio delle vittime: il governo egiziano parla di 85 morti e 800 feriti. Secondo i Fratelli Musulmani che sostengono Morsi, invece, i morti sono circa 2mila e i feriti oltre 10mila. Un corrispondente della France Press ha riferito di aver contato 124 cadaveri in tre obitori improvvisati a Rabaa al-Adawiya, una delle due aree occupate dai manifestanti(l’altra è piazza Nahda). La tv di stato, citando il ministero dell’Interno, ha riferito che tra le forze di sicurezza si registrano sei morti e 66 feriti. In Egitto è stato proclamato lo stato d’emergenza per un mese. Lo ha annunciato la presidenza, dopo il sanguinoso intervento delle forze dell’ordine contro i manifestanti pro-Morsi.

Incendiata chiesa copta

I sostenitori di Morsi hanno dato alle fiamme una chiesa copta a Sohag, nel centro dell’Egitto, in segno di rappresaglia per la dispersione dei loro raduni da parte della polizia. Lo riporta l’agenzia ufficiale Mena. Diverse molotov sono state lanciate sulla chiesa Mar Gergiss, nell’antica diocesi di Sohag dove vive un’importante comunità cristiana. I copti, che rappresentano il 10% circa della popolazione egiziana, hanno contribuito alla caduta della presidenza Morsi. Nel governatorato di Fayoum nell’alto Egitto, a 80 km a sud del Cairo, i partigiani di Morsi hanno dato fuoco ad una associazione caritatevole copta oltre che a diversi commissariati di polizia, provocando molti feriti. Il movimento integralista Jamaa Islamiya, vicino ai sostenitori di Morsi, avverte che se non cambierà la situazione in Egitto "ci sarà una rivoluzione globale in tutto il Paese". L’organizzazione denuncia "i massacri commessi dal regime militare golpista contro sit-in pacifici a Rabaa e Nahda".

Ucciso cameraman Skynews

Un cameraman di Skynews, Mick Deane, è rimasto ucciso durante gli scontri al Cairo. Lo riferisce l’emittente precisando che il resto della troupe è incolume. Il 61enne Deane, come ricorda il sito di Sky News, lavorava per l’emittente da 15 anni, prima a Washington e poi a Gerusalemme.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon condanna il ricorso alla violenza per sgombrare le strade egiziane dai manifestanti.

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