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Esplode negli Stati Uniti la "marijuana economy"

Si sgretola lo storico proibizionismo americano sulla cannabis. Quest'anno le vendite legali toccheranno i tre miliardi di dollari

Esplode negli Stati Uniti la "marijuana economy"

New York - Li hanno soprannominati ganjapreneurs: nel 2014 le vendite - legali - di marijuana in America potrebbero toccare i tre miliardi di dollari, e gli imprenditori a stelle e strisce vedono sempre più «verde». Il settore, dopo la legalizzazione dell'erba a scopo ricreativo in Colorado e nello Stato di Washington, lo scorso gennaio, è in rapida crescita, e secondo alcuni potrebbe addirittura competere con il boom delle delle Dot.com degli anni Novanta.
Come scrive Der Spiegel nella sua edizione internazionale, in un Paese conosciuto soprattutto per le misure draconiane per i reati legati alla droga è in atto una vera rivoluzione della marijuana: la vendita della cannabis è stata legalizzata per uso terapeutico in venti Stati (più il Distretto di Columbia, dove si trova la capitale Washington), e in molti luoghi anche persone con un forte mal di testa o una lieve depressione non hanno grandi difficoltà ad ottenere la prescrizione medica. Inoltre, in alcuni casi, il via libera alla marijuana è anche per uso ricreativo, come per i coffee shop in Colorado, dove ha preso il via un vero e proprio turismo di massa. Al 3D Cannabis Center di Denver, per esempio, i visitatori possono trovare la ganja nei gusti più svariati, dal cioccolato fondente al tartufo bianco, dal cookies&cream al mandarino. Toni Fox, la 42enne titolare del 3D, racconta che quando ha inaugurato il negozio gli affari sono andati talmente bene che poteva aprire solo nei fine settimana poiché non aveva marijuana a sufficienza. Mentre i funzionari del Colorado affermano che gli introiti del settore sono aumentati del 60% da gennaio, ed entro un anno stimano che le imposte sulla marijuana che entreranno nelle casse statali potrebbero arrivare a 134 milioni di dollari.
Il vero nemico degli imprenditori però sono gli istituti di credito. Il problema è il mosaico di leggi e regolamenti in materia di commercio della cannabis, e soprattutto il fatto che a livello federale l'erba rimane illegale: così, anche se lo scorso febbraio il Dipartimento del Tesoro Usa ha detto che le banche potranno trattare - a determinate condizioni - con i commercianti di cannabis, gli istituti di credito continuano a voler avere il meno possibile a che fare con gli imprenditori del settore. Gli addetti ai lavori, se da un lato brindano alle numerose leggi statali che legalizzano le droghe leggere, dall'altro si trovano a fare i conti con la difficoltà di ottenere prestiti, aprire un conto corrente oppure avere una carta di credito, e sono costretti ad effettuare le loro operazioni quasi solo in contanti, con gravi pericoli sul fronte della sicurezza.
Anche in questo caso il Colorado è all'avanguardia: nel mese di maggio i legislatori statali hanno approvato il primo sistema finanziario mondiale per l'industria della marijuana, con una rete di cooperative di credito per permettere agli imprenditori del settore di accedere ai servizi bancari di base. Nonostante questo però, il commercio si basa ancora in gran parte sui contanti, e per salvaguardare la propria incolumità e quella dei dipendenti gli imprenditori installano nei negozi telecamere e altri moderni sistemi di sorveglianza, oltre a ricorrere a vari stratagemmi. «Portare con me così tanto denaro è un rischio enorme, ho sempre paura che qualcuno mi stia seguendo - racconta Ryan Kunkel -. Per questo usiamo auto diverse, e trasportiamo i soldi in orari e seguendo percorsi differenti». L'uomo, di Seattle, è co-proprietario di cinque negozi di marijuana medica, ed è costretto anche a pagare le tasse in contanti. «Ci sono troppi soldi che circolano fuori dalle banche - chiosa Aaron Smith, direttore esecutivo della National Cannabis Industry Association di Washington -.

Non è un sistema sicuro, e non è nell'interesse di nessuno».

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