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La Francia cerca l'erede di Sarkò L'ombra dei brogli sull'elezione JEAN-FRANCOIS COPÉ

La Francia cerca l'erede di Sarkò L'ombra dei brogli sull'elezione JEAN-FRANCOIS COPÉ

Parlare di testa a testa sarebbe poco corretto. Meglio specificare subito che qualcosa - com'è successo nel 2008 ai socialisti nel discusso congresso di Reims - non ha funzionato nei circoli neogollisti. Se a sbandierare la vittoria è stato l'entourage di François Fillon solo a tarda sera, spiegando che l'ex premier ce l'aveva fatta, tra le polemiche da entrambe le parti, per soli 190 voti. Anche Jean-François Copé, il segretario generale uscente del partito Ump, faceva sapere di avere vinto, spiegando che in vantaggio era invece lui. I dati ufficiali però - ora cominceranno le verifiche della commissione elettorale interna al partito - hanno consegnato all'ex premier 58enne lo scettro di “capo”. Erede semiufficiale di Sarkozy. La presidenza dell'Union pour un mouvement populaire (Ump) si è trasformata in un batti e ribatti, dove di unione c'è ben poco.
La consultazione primaria avrebbe dovuto semplicemente indicare il successore di Sarkozy alla presidenza e si è invece trasformata in una figuraccia e in una guerra fratricida. Recriminazioni. Frodi denunciate da una parte e dall'altra; una presidenza eletta a suffragio universale da oltre 300 mila votanti e non per acclamazione - con un sistema di primarie forse da prendere in considerazione anche per il centrodestra italiano, e magari da migliorare - che inizierà il lavoro di tre anni senza un ampio consenso. La contesa tra Fillon e Copé l'ha cominciata l'ex premier. Poi ci sono stati i dibattiti a distanza e quelli tv. E sullo sfondo sempre la figura di Sarkozy, pronto a tornare, anzi no, a farsi reclamare come più volte la base ha fatto, e i sondaggi hanno dimostrato.
Ora Copé guiderà il partito orfano di Nicolas Sarkozy per i prossimi tre anni. Ma l'incognita è la stessa: se dovesse tornare il leader indiscusso, magari nel 2017? Anziché azzannarsi a vicenda, Fillon e Copé, dovrebbero prepararsi a stringersi attorno a lui. Oppure uscire di scena, visto il caos che sono riusciti a creare insieme?
Lo avevano capito già i vari ex ministri sarkozisti, che per non sbagliare cavallo hanno appoggiato chi l'uno chi l'altro contendente. Davvero come se questa fosse una presidenza di semplice transizione. I giovani Ump se lo sono domandato a lungo, se fosse importante o meno votare. E gli scempi organizzativi non hanno aiutato l'umore del 300 mila votanti.
Negli scrutini, esempi surreali: a Nizza c'erano 1.178 schede di voto per 590 iscritti. Hanno votato anche i morti?, si sono chiesti alcuni. I fedelissimi di Copé hanno denunciato brogli e manovre poco chiare, con scrutatori che avrebbero accettato procure dell'ultimo momento e non verificate. Il sistema di voto ha confuso anche gli attenti militanti. Fioccano i ricorsi da entrambe le parti, che però hanno annunciato comunque la vittoria: sia Fillon, sia Copé. Così, come succede spesso nei voti contestati: solo che per elezioni primarie che dovevano essere un esempio, l'immagine che si dà è quella di un gruppo caotico e delle solite guerre di potere. Senza rendersi conto che si stava solo rompendo a metà il partito, i due candidati se le sono date di santa ragione negli ultimi giorni. E che abbia vinto Copé o Fillon a questo punto conta poco: uno dei due dovrà ricominciare da zero il lavoro che aveva completato Sarkozy, quello di riunire almeno la base attorno a un uomo solo. L'ex presidente non si è schierato con nessuno dei due candidati.

E questo non può che favorire un suo ritorno come unico uomo capace di creare rassemblement.

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