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Grecia 2014, fine della sovranità

I consensi ai neonazisti di Alba Dorata sono la conseguenza di una politica che ha rovinato il Paese

Grecia 2014, fine della sovranità

Come nasce e si sviluppa la fenomenologia di Alba Dorata in Grecia? Ogni crisi che si rispetti porta con sé riverberi e disordini sociali, come quelli che si sono sviluppati al centro dell'Egeo dal 2010 ad oggi. Lecito chiedersi: solo colpa di estremisti e anarchici, o dietro la nuova spirale di violenza si nasconde anche disinformazione o un preciso conflitto tra poteri ormai in decadenza? Prima dell'omicidio del rapper Pavlos Fyssas freddato lo scorso settembre da un militante di Alba dorata e della replica 50 giorni dopo con i due chrisìavghites uccisi dinanzi alla sede ateniese del partito da un sicario in moto, già nelle prime settimane del 2013 si erano verificati episodi preoccupanti. Ragionare analiticamente sul fenomeno Alba Dorata in Grecia, e farlo alla luce degli ultimi fatti di sangue, impone un quesito: tornano gli anni di piombo, una guerra di estremi o una strategia della tensione per celare i fallimenti della politica?

La storia greca insegna che nulla è come appare, e che quel Paese è stato in svariate occasioni crocevia di interessi e dinamiche legate alla geopolitica. Oggi si può unire il disagio sociale incarnato da violenti partiti anti sistema, come appunto Alba Dorata, all'incubo degli anni di piombo che è tornato a circolare nella capitale greca? Alcuni analisti si spingono a ragionare sul fatto che il cambiamento delle circostanze, ovvero l'eliminazione delle principali minacce alla moneta unica rappresentate dal rischio default greco e il salvataggio de facto da parte della troika, possa essere stato controbilanciato dalla Lista Lagarde, la lista degli illustri evasori ellenici (politici, imprenditori, giornalisti) deflagrata contro l'intera classe dirigente, vero elemento di disordine interno al pari della svendita totale di un Paese che ha nel proprio sottosuolo idrocarburi, miniere di oro e argento fino ad oggi mai sfruttati.

Ma come si intersecano le vicende legate alla xenofobia, al razzismo e al populismo applicato alla politica da Alba Dorata con la contingenza di un Paese in fiamme, dove il ceto medio è scivolato verso la soglia di povertà, dove a pagare dazio sono solo i soliti noti? In quell'interstizio di ingiustizia si è annidata la proposta di Alba Dorata, il cui elettorato non è stato composto esclusivamente da pericolosi nazisti, perché molti voti sono giunti anche dal popolo degli astenuti, da cittadini di centro, di sinistra e di destra che semplicemente hanno scelto il voto di protesta perché delusi dalla politica che si dice democratica e che ha prodotto l'attuale voragine finanziaria greca. Scelta sbagliata?

Oggi la politica con la P maiuscola, quella che annuncia ai cittadini di perseguire il bene comune su «consiglio» della troika, quella che ad Atene esclude altri sacrifici ma nei fatti li ha già avallati un anno fa firmando il memorandum, è fra le concause di Alba Dorata. Perché ha amministrato male un Paese per trent'anni, perché ha permesso che le sperequazioni sociali fossero legge, perché ha immolato la libera iniziativa imprenditoriale sull'altare dei sussidi, perché ha preso finanziamenti europei senza i necessari controlli, perché non ha contrastato un sistema clientelare che oggi ha fatto crollare non solo la Grecia ma l'Europa stessa: certificando che la sovranità nazionale, dopo il caso greco e quello cipriota scomparso dai radar della comunicazione europea, non è più un elemento fondante degli Stati membri.

Alba Dorata altro non è che la logica conseguenza di chi pensava di essere più furbo degli altri e che oggi si trova in casa la troika, ospitandola con tutti gli onori. Ma anziché essere chiamata sul banco degli imputati per decenni di bugie, malagestione, clientelismi, assenza di politica industriale che ha fatto importare alla Grecia di tutto, perfino olio e cotone, la politica greca - democratica e non violenta - oggi si erge a difensore del popolo e dei diritti, dei deboli e degli affranti. Quando invece è l'imputato numero uno. Che però alla sbarra non andrà mai.

twitter@FDepalo

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