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India, un altro stupro nel giorno dell'ira

India, un altro stupro nel giorno dell'ira

È il volto peggiore dell'India, quello più violento e maschilista. È il branco che stupra e uccide e che torna a colpire proprio nel giorno della commemorazione per l'ultima vittima, Damini, morta a soli 23 anni dopo una lunga agonia per le percosse durante lo stupro di gruppo.
Ieri, un altro attacco, bastardo e vigliacco alla terra di Gandhi e del miracolo economico: una donna di 45 anni è stata violentata e uccisa da otto uomini nella città di Barasat nel bengala Occidentale. Il marito che accompagnava la donna è stato picchiato è ora ricoverato in ospedale nella vicina Calcutta. La coppia stava tornando dal lavoro della fornace, in serata, riferisce la rete Ndtv, quando i violentatori hanno iniziato a molestare la donna. Alcuni hanno neutralizzato il marito mentre altri portavano via la vittima. L'uomo, dopo essere riuscito a liberarsi, è andato a cercare la moglie che ha ritrovato priva di vita e quasi completamente nuda. Il figlio della coppia ha raccontato tra le lacrime: «Mia mamma aveva ferite alla testa. L'hanno stuprata in gruppo e poi uccisa. Mio padre ha identificato uno di loro e lo ha denunciato».
In India gli stupri di gruppo sono ormai una piaga, anche per la sottovalutazione del fenomeno e per la scarsa considerazione che la polizia ha per il crimine. Il governo solo dopo le proteste di migliaia di giovani a New Delhi ha iniziato a considerarlo un'emergenza sociale. «L'India ha perso una figlia, la cui lotta non sarà però stata vana», ha detto Sonia Gandhi. «In quanto donna e madre, comprendo i sentimenti di quanti protestano e vi assicuro che la vostra voce è stata ascoltata - ha aggiunto in una nota - ci impegniamo perchè ci sia giustizia». Migliaia di persone ieri per lo più giovani, si sono raccolte ieri in un giorno ribattezzato «sabato nero», in numerose città indiane (fra cui New Delhi, Mumbai, Kolkata e Bangalore) per esprimere «dolore e rabbia» per l'accaduto e chiedere una punizione esemplare dei colpevoli che, secondo una parte dei manifestanti, non può essere altro che la morte per impiccagione. La polizia della capitale, intanto, ha annunciato che a seguito del decesso della giovane, ai già pesanti capi di accusa formulati nei confronti del gruppo è stato aggiunto quello di omicidio, regolato nella sezione 302 del Codice penale indiano.
L'India si ribella e si risveglia. I media radio-televisivi hanno coperto con trasmissioni non-stop per tutta la giornata manifestazioni, marce e fiaccolate odierne, ed anche i portali online dei quotidiani hanno aggiornato minuto per minuto le informazioni, con grande partecipazione anche di opinioni da parte dei lettori. Durante le dirette, fra l'altro, è emerso che nella sola New Delhi quest'anno (fino a fine novembre) vi sono stati ben 580 stupri. La classe politica di ogni colore e tendenza ha stigmatizzato senza mezzi termini il brutale gesto.

L'India, la dodicesima potenza economica del mondo, ora ha voglia di progresso vero.

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