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L'amante in giuria, anzi no. Il pasticcio di Parigi su Julie

Macché affare privato: Gayet scelta dal ministro della Cultura francese per l'Académie di Roma. Poi il nome sparisce

L'amante in giuria, anzi no. Il pasticcio di Parigi su Julie

L'imboscata è stata evitata, anche grazie al savoir faire dei giornalisti francesi, che hanno preferito non affondare il dito nella piaga. Un ristretto gruppo di reporter, circa sei - riferiva ieri Le Monde - ha persino avuto un incontro col presidente al primo piano dell'Eliseo, intorno alle 20, alla fine della conferenza stampa in cui François Hollande si è giocato pubblico e privato, e ha ricevuto dal capo di Stato in persona i complimenti - non proprio un vanto per un giornalista -: «Le domande andavano poste proprio nel modo in cui sono state poste» ha detto il presidente dopo che i reporter avevano consumato un aperitivo, tra gin tonic e mojito, col suo consigliere politico Aquilino Morelle.

La trappola è stata aggirata col silenzio, del presidente e dei giornalisti stranieri, i più agguerriti, che lamentano - specie gli inglesi: «Siamo scemi noi o loro» chiede il Telegraph» - di non aver avuto spazio a sufficienza e stigmatizzano la deferenza dei colleghi locali, le cui domande sono state selezionate dal consigliere di Hollande, Christian Gravel, che ha deciso a chi aprire il microfono. Ma per quanto ancora il presidente riuscirà a eludere i dettagli sulla sua vita privata? E soprattutto: davvero la vicenda va protetta dal diritto alla privacy o è già affare di Stato? Gli intrecci fra pubblico e privato si fanno di ora in ora più evidenti. Fino alle 10.30 di ieri mattina l'attrice Julie Gayet - che ieri ha deciso di querelare il settimanale Closer - compariva sul sito di Villa Medici, insieme ad altre tre «personalità qualificate», come membro della giuria per la selezione dei borsisti dell'Accademia di Francia a Roma, nomina che compete al ministeto della Cultura francese, nella fattispecie Aurélie Filippetti. Dopo le 10.30 colpo di scena. L'amante sparisce dall'elenco. «La nomina non era stata ancora firmata», precisato il gabinetto della ministra. Ma che cosa è successo nel frattempo? Il nome di Julie è stato sostituito con quello della sceneggiatrice Emmanuèle Bernheim, che rivela a Europe 1 di essere stata contattata proprio in mattinata dal ministero della Cultura e di aver accettato la nomina. Tutto in un batter d'occhio. Ma perché? «Perché l'Accademia possa lavorare in serenità e la giuria possa cavarsela senza che ci sia un qualsiasi intervento esterno», si giustifica il direttore Eric de Chassey. E prima? Nessun intervento esterno? La nomina, pare decisa alla vigilia di di Natale, non era forse un modo per compiacere il presidente, chiedono i giornalisti del Canard enchainé? «Julie Gayet è stata scelta da me per ragioni professionali. È una produttrice cinematografica e un'attrice riconosciuta. Questo l'ha portata a far parte di giurie importanti, tra cui Un certo sguardo a Cannes», assicura il direttore, infastidito per il pressing. Ma il sospetto che l'attrice sia stata selezionata per ragioni non strettamente personali resta quantomeno legittimo.

E di ora in ora quella in scena a Parigi sembra sempre di più la rivincita di Nicolas Sarkozy su François Hollande. Come se l'ex presidente se ne stesse seduto sulla riva del fiume a guardare passare il cadavere del nemico. Una rivincita politica e personale. Non solo perché l'ex presidente è uscito dall'angolo del gossip sentimentale dopo il matrimonio e una figlia con Carla Bruni, lasciandosi alle spalle il tormentato rapporto con l'ex moglie Cécilia, finita nel 2005 in prima pagina su Paris Match - proprio il giornale di Valérie Trierweiler - con l'amante Richard Attias quando ancora Sarkozy era solo ministro degli Interni. La rivincita è anche politica perché Hollande ieri ha voluto eludere i pettegolezzi buttandola sull'economia e la ripresa della Francia ma le misure che ha messo sul piatto - la «svolta» o la «deriva» liberale della sua presidenza, a seconda di che angolazione la si guardi - sembrano una riedizione, nei contenuti e nella forma proprio del programma dell'ex leader del centrodestra.

Con una differenza: Hollande ha battuto tutti i suoi predecessori e resta oggi nei sondaggi, al netto dello scandalo, il presidente più impopolare della storia di Francia.

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