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Libia, marines Usa prendono il controllo della petroliera "ribelle"

La nave trasporta petrolio caricato illegalmente dai ribelli libici. Blitz al largo di Cipro

La petroliera Morning Glory
La petroliera Morning Glory

Gli Stati Uniti tornano a mostrare i muscoli sulla Libia. Dopo l'ok di Obama ieri sera i Navy Seals (le forze speciali della Marina) hanno preso il controllo della petroliera "Morning Glory", a bordo della quale i ribelli libici questo mese hanno caricato petrolio cercando di venderlo. A renderlo noto è il Pentagono, spiegando che i militari sono saliti a bordo della nave in acque internazionali, a sudest di Cipro, e che non ci sono feriti.

La petroliera inizialmente batteva bandiera nordcoreana, anche se la Corea del Nord furbescamente ha fatto sapere di non avere niente a che fare con questa storia. Sta di fatto che è il primo tentativo di vendere petrolio fatto dall’Ufficio politico della Cirenaica (Barqa), che da mesi ha dichiarato la propria indipendenza. Il leader è Ibrahim Jadran, ex rivoluzionario anti Gheddafi, poi diventato capo delle guardie di alcuni impianti petroliferi, noto come il "Robin Hood" cirenaico. Gian Micalessin l'ha intervistato per il Giornale lo scorso mese di febbraio.

La "Morning Glory" trasporta greggio (oltre 200mila barili ) che ufficialmente risulta rubato: le autorità libiche, infatti, ne avevano ordinato la confisca, ma l'imbarcazione alcuni giorni fa era riuscita a scappare partendo dal porto di Sidra nella notte tra il 10 e l’11, nonostante Tripoli avesse inviato navi ed aerei militari per tentare di bloccarla. L’operazione dei Navy Seals ha visto il coinvolgimento del cacciatorpediniere Uss Roosevelt (Ddg-80) servito come piattaforma di comando, controllo e supporto per altri membri della forza che hanno condotto la missione. La "Morning Glory" ripartirà per la Libia sotto il controllo delle forze Usa con la scorta del cacciatorpediniere Uss Stout (Ddg-55).

Secessionisti pongono condizioni a Tripoli

Intanto il governo secessionista dell’autoproclamatasi provincia di Brega, nell’est della Libia, ha posto tre condizioni per aprire i negoziati con il governo di Tripoli. Le ha rese note un portavoce dei secessionisti, Ali al Hasi, dopo l’invito fatto dal Congresso generale (Parlamento) di Tripoli di porre fine alla crisi petrolifera scoppiata nella parte orientale del paese: "Prima di sederci al tavolo delle trattative poniamo queste condizioni: la cancellazione del decreto 42 del parlamento con cui si prolunga di un anno il suo mandato; il ritiro delle forze di Difesa (milizie armate locali in appoggio all’esercito) e l’avvio di un’inchiesta sull’irruzione di forze locali nella sede delle forze speciali dell’esercito a Sirte".

L'8 marzo scorso il parlamento aveva istituito forze congiunte tra l’esercito e le milizie locali per rompere l’assedio imposto da milizie ribelli sui terminal petroliferi nell’est del paese.

Queste forze sono accusate dai secessionisti di aver ucciso diverse persone a Sirte.

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