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Matrimonio postumo per la giovane francese che aspetta un bimbo dal militare ucciso da Merah

Matrimonio postumo per la giovane francese che aspetta un bimbo dal militare ucciso da Merah

Lo sposerà lo stesso. Anche se il suo Abel lo ha salutato per l’ultima volta giovedì scorso, il corpo dentro una bara avvolta nel tricolore francese. E anche se in grembo porta un bimbo che il suo Abel non conoscerà mai. Caroline Monet ha 21 anni e tra poche settimane sarà moglie e vedova nello stesso giorno. Perché Abel Chennouf, 24 anni, è uno dei tre parà francesi uccisi dal killer di Tolosa ed è l’uomo che sposerà in un matrimonio postumo, il triste risultato della furia integralista di Mohamed Merah, che non ha lasciato a questa giovanissima ragazza francese la possibilità di coronare col sorriso il suo sogno.
Dalla gioia più grande, la scoperta di aspettare un bambino che nascerà fra tre mesi, allo strazio più insopportabile: la notizia della morte dell’uomo che amava e del futuro padre del suo piccolo. Caroline è passata da tutto questo in poche settimane, fotografata durante la cerimonia in onore dei militari uccisi - alla presenza del presidente Sarkozy, che al matrimonio postumo ha già dato il via libera preliminare - mentre poggiava la mano sul suo pancione e si abbandonava a un pianto straziante.
La coppia distrutta dallo stragista Mohamed Merah è il simbolo del multiculturalismo spezzato dall’orrore integralista. Lei francese da sempre, anche lui cittadino francese ma di origini algerine, cattolico, talmente fedele alla sua patria da difenderne il tricolore con la divisa dei parà. Stesso profilo degli altri due militari vittime della follia di Merah, probabilmente presi di mira come fossero «traditori», in realtà l’esempio di una Francia che dell’assimilazione ha fatto la sua bandiera ma che nelle derive integraliste degli immigrati di seconda generazione trova ora il nemico più subdolo.
Ecco perché ieri il presidente Sarkozy, duramente criticato per l’esito del blitz, preso di mira dall’opposizione socialista e messo in difficoltà dalla stampa che ha rivelato le falle nell’operato del controspionaggio e delle forze speciali di polizia, è tornato ieri sul tema dell’immigrazione: «La Francia è sempre stato un Paese aperto. Ma la questione dell’immigrazione non è una questione illegittima», ha detto in un comizio a Rueil, tornando a minacciare l’uscita dal trattato di libera circolazione di Schengen. Poi la difesa dell’operato delle forze speciali: «Non permetterò a nessuno di metterne in discussione l’onore». E il ritorno ai suoi temi più cari, quelli della sicurezza, che dopo la strage di Tolosa sono di nuovo cavallo di battaglia del presidente-candidato: «Da quasi dieci anni sono responsabile della sicurezza dei francesi e non ho mai fatto sconti su di essa».

Infine la stoccata al favorito nella corsa per l’Eliseo, François Hollande: «Il candidato socialista si dimentica di dire che non ha votato neanche una delle leggi antiterrorismo dietro alle quali si nasconde oggi».

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