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È morta Margaret Thatcher

Margaret Thatcher si è spenta a 87 anni. Governò il Regno Unito dal 1979 al 1990: la prima e finora unica donna a guidare il governo britannico

È morta Margaret Thatcher

La Lady di ferro non c'è più. L'ex primo ministro britannico, Margaret Thatcher, si è spenta a Londra all'età di 87 anni. Da tempo era malata. "È con grande tristezza che Mark e Carol Thatcher annunciano che la madre è morta stamattina in seguito ad un ictus", si legge in un comunicato del suo portavoce. La regina Elisabetta II si è detta "triste nell’apprendere la notizia", si legge in un comunicato diramato da Buckingham Palace. "Abbiamo perso un grande politico, un grande Primo ministro e una grande britannica", ha detto il premier David Cameron. "Ha salvato il nostro Paese. La sua eredità resterà non solo negli anni a venire, ma nei secoli". Non sono previsti funerali di Stato: la cerimonia - che per volontà della regina Elisabetta prevederà degli onori militari - si terrà nella cattedrale di Saint Paul.

Nata il 13 ottobre 1925 a Grantham, la Thatcher è stata l’unica donna a ricoprire la carica di primo ministro del Regno Unito, che ricoprì dal 1979 al 1990. Alla guida del Partito conservatore, vinse le elezioni politiche nel 1979, 1983 e 1987. A estrometterla dal governo furono i suoi stessi compagni di partito: a 10 Downing Street le succedette John Major. Ottenne il titolo di baronessa di Kesteven nella contea del Lincolnshire nel 1990.

Margaret Hilda Roberts, così si chiamava prima di sposare Denis Thatcher (1951), era figlia di un droghiere di campagna, impegnato in politica a livello locale. Iniziò fin da studentessa a interessarsi di politica, guidando un'associazione conservatrice universitaria. Laureatasi in chimica, andò a lavorare per un'industria di materiali plastici. Poi si trasferì a Dartford, nel Kent, e lavorò in un'industria conserviera. Ma ormai nella sua mente la politica ricopriva un ruolo di primo piano, tanto che si candidò alle elezioni, nel 1950 e 1951. Ma in entrambi i casi fu sconfitta. Riuscì però a ridurre il distacco dal partito laburista, e questa ottima performance le permise di emergere nel partito.

Estremamente determinata fin da giovane, riuscì a muoversi bene scardinando le rigidità maschiliste della politica fino a conquistarne la leadership del partito conservatore nel 1975. Celebre il discorso in cui, nel 1976, attaccò l'Urss: dalla dura replica di un giornale sovietico nacque l'epiteto "signora di ferro", che da allora rimase sempre associato al suo nome. Scioperi, disoccupazione alle stelle e il collasso dei servizi pubblici: questi tre ingredienti aiutarono la Thatcher a vincere le politiche del 1979, ottenendo la maggioranza nella Camera dei Comuni. Entrata a passo spedito a Downing Street, la Thatcher citò San Francesco d'Assisi: "Dove c'è discordia, che si possa portare armonia. Dove c'è errore, che si porti la verità. Dove c'è dubbio, si porti la fede. E dove c'è disperazione, che si possa portare la speranza". Un messaggio di apertura e conciliazione. Ma non furono tutte rose e fiori. Il primo ministro Thatcher, infatti, diede vita a un durissimo braccio di ferro con il sindacato dei minatori, che cambiò nel profondo l'assetto economico-produttivo del Paese. Affrontò a muso duro il potere dei sindacati, con una legge che rese lo sciopero illegale se non approvato a voto segreto dalla maggioranza dei lavoratori.

Ispiratasi al pensiero economico di Friedrich von Hayek (scuola austriaca) e Milton Friedman (scuola di Chicago), assieme a Ronald Reagan incarnò lo spirito della rivoluzione conservatrice, alla cui base c'è il teorema "meno Stato, più mercato". Ha contribuito a ringiovanire l'economia della Gran Bretagna, che divenne una delle più grandi potenze economiche con Stati Uniti e Giappone. Per i suoi detrattori, invece, la Thatcher attuò solo una spietata macelleria sociale, aumentando le diseguaglianze e colpendo soprattutto i più poveri. La Lady di ferro sicuramente lasciò sul campo una lunga scia di problemi sociali, ma permise al Regno Unito di modernizzarsi. Privatizzò la British Airways, il colosso energetico della British Gas, la principale azienda di telecomunicazioni, la British Telecommunication, e la British Steel, la più importante industria produttrice di acciaio. Le riforme della Lady di ferro anni dopo consentirono al governo del laburista Tony Blair di far crescere il Regno Unito, molto di più dei paesi del Vecchio Continente.

Anche in politica estera l'appoccio della Thatcher fu molto determinato. Reagì con estrema durezza all'invasione delle isole Falkland, ordinata dalla giunta militare argentina nel 1982, riuscendo in questo modo a recuperare e rilanciare l’orgoglio nazionale, appannatosi con la tragica spedizione di Suez nel 1956. Si oppose con ogni mezzo all'Europa dei banchieri, battendosi contro la moneta unica e il processo di integrazione. Si dichiarò contraria al Trattato di Maastricht, dicendo che non l'avrebbe mai firmato. Celebre rimase una sua frase, pronunciata il 30 ottobre 1990 alla Camera dei Comuni: "Il Presidente della Commissione, Mister Delors, ha detto in una conferenza stampa l’altro giorno che vorrebbe che il Parlamento europeo fosse il corpo democratico della Comunità, ha voluto che la Commissione sia l’esecutivo e vorrebbe che il Consiglio dei ministri fosse il Senato. No! No! No!".

Più tardi, pur continuando a tenere a distanza i laburisti (avversari per tutta la sua lunga vita politica), elogiò senza esitazioni il loro giovane leader riformista Tony Blair. Il declino della Lady di ferro ebbe inizio nel 1989, mentre cominciava a crollare il mondo comunista. La sua caduta avvenne dopo uno sciopero a cui parteciparono più di 18 milioni di persone e, nel novembre 1990, alle elezioni per la carica di leader del Partito Conservatore, a sorpresa la Thatcher non raggiunse la maggioranza richiesta.

Preso atto dell'amara sconfitta, lasciò Downing Street, faticando a nascondere le lacrime agli occhi.



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