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Mosca lascia Kiev alla canna del gas Europa a rischio

Mosca lascia Kiev alla canna del gas Europa a rischio

Gazprom interrompe le forniture di gas all'Ucraina dopo che Kiev non è riuscita a rispettare la scadenza per pagare i debiti in una controversia che, di fatto, potrebbe interrompere le forniture anche al resto d'Europa. La partita del gas potrebbe spostarsi a Stoccolma, dove il colosso russo chiederà alla Corte Internazionale i 4,5 miliardi dollari che l'Ucraina gli deve. «Il proseguimento delle consultazioni trilaterali non è più oggetto di discussione», ha detto l'amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, aprendo di fatto un altro versante nella crisi tra i due Paesi. Aggiungendo che il tema in discussione «non è più l'introduzione del pagamento anticipato, ma il rimborso del debito ucraino».
Gazprom, in conformità con il contratto sulle modalità di forniture di gas prepagato alla «Naftogaz Ukrainy», stabilisce che l'Ucraina riceverà il gas solo per quanto concerne gli importi pagati. E ha quindi intentato una causa presso la Corte Internazionale di Stoccolma: obiettivo incassare i 4,5 miliardi dollari per il gas consegnato a Kiev e mai pagato. A sua volta Naftogaz Ukrainy starebbe pensando a un appello al collegio arbitrale di Stoccolma sperando in una revisione del prezzo del gas russo stabilito nel 2010 sbandierando un'irregolarità stimata in sei miliardi di dollari. In precedenza il ministro ucraino dell'Energia, Yuriy Prodan, aveva accusato la controparte russa di non voler giungere a una soluzione di compromesso, definendola «impostata per l'escalation del conflitto».
Ma la decisione di battere cassa per Gazprom altro non è che la cronica mancanza di pagamenti, con arretrati stimati in 4,45 miliardi di dollari, di cui 1,4 per il periodo novembre-dicembre 2013 e 3,007 per il periodo aprile-maggio 2014. Nonostante la proposta del Commissario europeo all'Energia Guenther Oettinger per individuare un possibile compromesso, Mosca e Kiev sono dunque sempre più lontane, come dimostrano le parole del premier russo Dimitri Medvedev in un incontro con il ministro dell'Energia, Alexander Novak e l'ad di Gazprom Alexiei Miller a Gorki che aveva osservato come la strategia dell'Ucraina «puzzasse di ricatto». Senza dimenticare il precedente dell'abbattimento di un aereo militare ucraino da parte dei separatisti filo-russi nella zona orientale del paese tre giorni fa, a cui aveva fatto seguito l'accusa dell'Occidente alla Russia di armare provocatoriamente i ribelli. Kiev vorrebbe pagare 268,5 dollari per 1.000 metri cubi di gas, il prezzo offerto quando Yanukovich era al potere ma, la scorsa settimana, si era detta disponibile a pagare 326 dollari per un periodo transitorio. Gazprom aveva cercato di mantenere invariato il prezzo stabilito cinque anni fa (485 dollari per 1.000 metri cubi) ma si era offerta di rinunciare al dazio doganale all'esportazione, abbattendo i prezzi di circa un quinto. A questo punto il colosso russo ha informato la Commissione europea di «possibili interruzioni» anche nel Vecchio Continente, dal momento che la stessa società ucraina «è obbligata a garantire il transito» verso l'Europa il cui fabbisogno per un terzo è assicurato proprio dalla Russia.
Il portavoce di Gazprom, Serghei Kupriyanov, ha però aggiunto che la compagnia russa continuerà a fornire «a pieno volume» i consumatori europei e l'Ucraina è obbligata ad assicurarne il transito che fino a ieri mattina non mostrava mutamenti nei flussi di volumi. Nervosa la reazione dei mercati, con le azioni russe in calo dopo la notizia dei colloqui falliti: l'indice RTS in dollari è sceso del 2,2 per cento a 1.344 punti, mentre il MICEX basato sul rublo è scivolato all'1,7 per cento (corrispondente a 1.

476 punti) con gli investitori timorosi e le diplomazie non più al lavoro.
twitter@FDepalo

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