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Nel Parlamento dei gay destra e sinistra pari sono

l recente caso della ministra tedesca Hendricks segue quelli famosi dell'ex collega Westerwelle, del premier belga Di Rupo e di tanti altri

Per buona parte degli omosessuali il coming out rientra tra i momenti più turbolenti della vita. Dalle prime sensazioni, spesso incerte, al dichiararsi alla luce del sole, possono passare anni, a volte decenni. È un cammino in salita e chi esce allo scoperto, sfatando il mito ipocrita dell'assenza assoluta di gay o lesbiche nel mondo della cultura, dell'arte, della musica o della politica, diventa, come nella leggenda della caverna di Platone, colui che riesce a vedere la luce senza filtri. Il coming out politico è piuttosto diffuso e le rivelazioni del neoministro dell'Ambiente tedesco Barbara Hendricks viaggiano sui binari di una presa di coscienza pubblica. L'«uscita dal ripostiglio» dei politici non si fregia di steccati ideologici, sfatando la convinzione di una sinistra «predisposta» all'omosessualità e di una destra omofoba. Il parlamento delle larghe intese annovera appunto la 61enne Hendricks tra le new entry. La notizia è stata data in modo semplice e naturale da un giornale che ha ricordato come la signora abbia «trascorso la festività di San Silvestro a Berlino assieme alla sua compagna». Il ministro dell'esecutivo Merkel si è limitato a confermare i contenuti dell'articolo. In Germania il coming out, vero o presunto, della Hendricks è stato ben accolto e sulla rete sono giunti per lei complimenti e congratulazioni. Non era andata allo stesso modo per Guido Westerwelle, già ministro degli Esteri, che nel 2011 incappò in un crollo vertiginoso di consensi dopo aver rivelato le sue preferenze sessuali.

I risultati elettorali invece premiano altri due gay dichiarati, entrambi premier. In Belgio il governo è guidato da Elio Di Rupo, 63 anni, nativo di Morlanwelz, ma di origini abruzzesi. Nel vicino Lussemburgo il primo ministro è il 41enne Xavier Bettel. Tutti e due erano usciti allo scoperto prima di partecipare alla competizione elettorale. Si è invece rivelata addirittura nel 2002 l'islandese Johanna Sigurdardottir, unendosi civilmente con la sceneggiatrice Jonina Leosdottir. L'ex assistente di volo di Reykjavík è così diventata il primo capo del governo al mondo (dal 2009 al maggio 2013) dichiaratamente omosessuale. In Gran Bretagna ha professato la propria omosessualità il ministro per lo Sviluppo Internazionale Alan Duncan, anglofono come l'attuale inquilino del dicastero dell'immigrazione neozelandese Christopher Carter, minacciato però di morte da un fronte omofobo di Auckland. Nel governo di Barack Obama non figurano ufficialmente gay o lesbiche, ma è ad esempio omosessuale dichiarato uno dei suoi più stretti collaboratori, John Barry, da pochi mesi ambasciatore in Australia. Ha invece tutti i contorni della conquista sociale la vicenda che vede protagonista la signora Reen Kachere, 46 anni, ministro della Disabilità nel Malawi. La nazione africana ha depennato nel 2012 dal proprio ordinamento giuridico il «reato di omosessualità». E la presidentessa della repubblica Joyce Hilda Banda ha voluto suggellare l'emancipazione nominando la dichiarata lesbica Kachere nella sua squadra di governo.

Forse non contano quanto i ministri, ma i sindaci mantengono in ogni modo il loro peso politico. Sommando gli abitanti di Parigi, Amburgo, Berlino, Zurigo, Houston e Las Palmas, non proprio paeselli sperduti nelle lande, si arriva a undici milioni di persone, tutte amministrate da un primo cittadino omosessuale.

Condizione impensabile fino agli anni Settanta, quando un politico come Harvey Milk, precursore di tutti i coming out del globo, per aver sbandierato la propria militanza omosessuale pagò coraggio o audacia con la vita.

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