Mondo

Nelle carceri francesi arrivano gli "imam di frontiera"

Il governo Hollande assume guide spirituali islamiche da mandare nelle prigioni, per aiutare l'integrazione ma soprattutto per tenere sotto controllo il proselitismo e arginare l'estremismo

Sulla falsa riga dei preti di frontiera, che in Italia danno una mano in posti disagiati come periferie e prigioni, in Francia gli imam entrano nei penitenziari. Non solo con intenti umanitari, ma anche per arginare l'estremismo islamico. L'ideologia jihadista infatti si sta pericolosamente diffondendo tra i detenuti di fede musulmana. La strategia del governo Hollande, per favorire integrazione e libertà di culto, prevede l'assunzione a tempo pieno da parte dello Stato di decine di imam che terranno lezioni di Islam nelle carceri. Secondo Le due Città, rivista del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, sessanta dei 200 penitenziari francesi hanno già una guida spirituale per la pratica del culto musulmano e tra 2013 e 2014 il governo provvederà a inviarne di nuove in altri sessanta.

"È necessario - ha spiegato il ministro della Giustizia Christiane Toubira - che il culto nelle prigioni sia svolto in conformità con i valori e le leggi della Repubblica". La necessità è quella di non lasciare spazio a un proselitismo incontrollato, affidando la gestione della dottrina a imam di professione seguiti e pagati dallo Stato. Ed evitando che detenuti magari incarcerati per terrorismo si improvvisino predicatori. Il fenomeno del proselitismo islamico, hanno dimostrato alcuni studi in Francia, si è infatti ridotto con la presenza di imam "ufficiali". Ma gli "imam di Stato" hanno scatenato il dibattito: non basta un riconoscimento francese per rendere un imam un servitore dello Stato, dicono alcuni. Altri invece fanno notare che il rischio terrorismo si combatte anche con l'integrazione e cercando di tenere sotto controllo il proselitismo in carcere.

La polizia ha di recente fermato un giovane che preparava attentati alle sinagoghe di Parigi e che si era accostato all'Islam radicale proprio in cella. Quello che preoccupa le autorità francesi sono la violenza e la rabbia sociale che si possono saldare con l'integralismo. L'emarginazione dei giovani delle banlieu non ha niente a che fare con Al Qaeda, ma l'ideologia terrorista incontrata in carcere può farla esplodere. Oggi in Francia la minoranza musulmana è la più numerosa ed è stimata in 6-7 milioni di persone, circa il 10 per cento del totale della popolazione.

E l'integralismo sta proliferando: "Di fronte alla polveriera rappresentato dal mondo delle carceri - conclude la rivista del Dap - dove l'emarginazione è di casa ancora più che nelle banlieu, il governo ha deciso di dare una risposta concreta e di arginare l'estremismo cercando di guidare il proselitismo lungo una strada tracciata dallo Stato".

Commenti