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Il Nobel per la Pace all'Ue. Ma cosa ha fatto per meritarlo?

Dopo il Nobel "preventivo" a Obama nel 2009, oggi viene premiata l'Ue. Una decisione che lascia allibiti: incapace di arginare la crisi, Bruxelles non fa altro che complicarci la vita

Il Nobel per la Pace all'Ue. Ma cosa ha fatto per meritarlo?

Qui non si tratta di essere filo o anti europeisti. Tuttavia, il premo Nobel per la Pace all'Unione europea nel migliore dei casi ingenera una certa incredulità. Nei peggiori un marcato sdegno. Vuoi perché i tecnici, gli economisti e i vari ministri dell'Ecofin si sono rivelati del tutto incapaci e impreparati a superare il primo vero problema che gli si è parato dinnanzi dalla formazione dell'Ue: la crisi economica. Vuoi perché le norme, i trattati e le leggi partorite dagli euroburocrati non hanno fatto altro che complicarci la vita anziché semplificarla. Vuoi perché ogni anno gli italiani pagano ancora di tasca propria la scelta più nefasta presa dai tecnocrati europei: l'unione monetaria.

Dopo il Nobel per la Pace conferito a Barack Obama, fresco di nomina alla Casa Bianca, quello all'Unione europea risuona ancora più assurdo. Nel 2009 la decisione di premiare preventivamente il presidente degli Stati Uniti aveva spiazzato l'opinione pubblica: non si celebravano le gesta di un grande della Terra, ma si strizzava l'occhio a quel We can che si è, poi, rivelato fallimentare per l'America e per il resto del mondo. Oggi a Stoccolma riescono a far ben di peggio. Dagli inizi della crisi economica, infatti, la percezione negativa degli europei nei confronti dell'Ue si è infatti acuita. Da Bruxelles a Strasburgo, i palazzoni del potere del Vecchio Continente sono sempre più lontani dai bisogni dei cittadini, delle imprese e dei territori. L'Unione europea? Un'entità astratta, un insieme di poteri economici e un ammasso di politici che legiferano sulla lunghezza delle carote e sulla circonferenza delle zucchine, che negli ultimi hanno si è rivelata incapace di far fronte e arginare la crisi economica che, partita con la bolla dei mutui subprime americani, ha contagiato i Paesi dell'Eurozona fino a incancrenirsi in una recessione che sta portando la disoccupazione a livelli da record e le imprese ad andare a gambe all'aria. Dopo aver a lungo temporeggiato senza prendere decisioni forti, Bruxelles si è diviso in un braccio di ferro tra i Paesi a rischio default (i cosiddetti Pigs) e i panzer guidati dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Un braccio di ferro che non è ancora finito e le cui conseguenze hanno trascinato la Grecia nel baratro e esposto pericolosamente la Spagna al rischio default. Anche l'Italia paga le conseguenze dell'immobilismo e dell'impreparazione dell'Unione europea che, in questi anni, ha dimostrato di essere unicamente un'unione economica e tutt'altro che culturale.

"La decisione del Comitato norvegese del Nobel per il vincitore del premio per la pace 2012 è stata unanime", ha assicurato il presidente Thorbjorn Jagland al quotidiano Aftenposten poco prima di annunciare il premio. "L’Ue ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa", si legge nelle motivazioni del Comitato secondo cui "la Caduta del Muro ha reso possibile l’ingresso dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, così come la riconciliazione nei Balcani e il possibile ingresso della Turchia rappresentano un passo verso la democrazia". Eppure l'Ue resta un'entità vaga, distante dal sentire comune dei cittadini, identificata nei palazzoni dove vengono prese decisioni che, in molti casi, complicano la vita anziché renderla più semplice. E, per di più, un'istituzione costosa. Basta dare un'occhiata alle cifre spese per la nuova sede della Bce a Francoforte per capire di cosa parliamo. Inizialmente la spesa totale dell'opera al Grossmarkthalle avrebbe dovuto raggiungere gli 850 milioni di euro, ma le stime presentate qualche giorno fa sono più alte di almeno 350 milioni di euro. Costi che si aggiungono ad altri costi ormai incancreniti nel tempo.

Infine, viene da chiedersi: perché mai per la Pace? Forse il Comitato si è dimenticato dei recentissimi bombardamenti in Libia? Forse non ha fatto caso che l'Unione europea ha preferito chiudere due occhi sui massacri in corso in Siria? La decisione (prettamente politica) di conferire il premio Nobel a Bruxelles la dice lunga sullo stato di salute di un continente sempre più vecchio, disunito e logoro.

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