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Ora i Boeing 787 fanno paura: stop ai voli

Ennesimo guasto, le compagnie nipponiche sospendono il super aereo. Ma le altre vanno avanti

Ora i Boeing 787 fanno paura: stop ai voli

Come talvolta accade nel mondo del trasporto aereo, il Boeing 787, l'aereo più innovativo tra quelli in circolazione nei cieli, si è infilato in una serie nera di piccoli incidenti e inconvenienti tecnici. Ieri è stato toccato il punto più acuto, che ha portato un B787 della All Nippon Airways a un atterraggio di emergenza a Takamatsu, in Giappone, dove i 129 passeggeri e gli 8 membri dell'equipaggio sono scesi utilizzando gli scivoli gonfiabili (solo 5 feriti lievi). L'emergenza è stata provocata da un surriscaldamento delle batterie al litio che equipaggiano l'aereo per l'alimentazione del sistema elettrico; i rilevatori hanno segnalato del fumo e il comandante ha immediatamente deciso di atterrare. Il fumo è uno dei nemici più insidiosi della sicurezza aerea; si ricorda che il 3 settembre 2010 un 747 cargo di Ups si schiantò a Dubai non per problemi tecnici ma perché il fumo sprigionatosi da merci trasportate, invadendo la cabina impedì ai piloti di azionare i comandi.

L'episodio di ieri ha provocato la decisione, da parte delle due compagnie nipponiche che possiedono i 787 (chiamato anche Dreamliner), di sospendere i voli dei loro aerei: Japan Airlines ne possiede 7, Ana 17, in tutto 24 sui 50 esemplari consegnati dal 2011 in tutto il mondo. Si è trattato, oltre che dell'evento più importante, dell'ultimo di una serie fitta che ha creato crescente allarme. Il 7 gennaio all'aeroporto di Boston si è verificato un piccolo incendio su un 787 parcheggiato; il giorno successivo, sempre a Boston, un altro aereo dello stesso modello è rientrato per una perdita di carburante. Il 9 gennaio l'Ana ha tenuto a terra un Dreamliner il cui pc di bordo segnalava - erroneamente - dei problemi all'impianto frenante. Tre inconvenienti in tre giorni: si parlò di «en plein». Ma l'11 gennaio, due giorni dopo, su un altro 787 della Ana è stata rilevata una crepa a uno dei finestrini della cabina di pilotaggio, lastre di un metro per uno fatte di cinque strati di materiali compositi; e in quell'occasione è stato rivelato che già in dicembre si erano registrati due episodi analoghi. Il 13 gennaio, a Tokio, un'altra perdita di carburante ha impedito a un 787 della Japan di decollare. Cinque fatti in sette giorni, sette in un mese. Ma, come dicevamo, l'episodio di ieri, l'ottavo, è il più grave e meno attinente a quella che gli esperti chiamano la «dentizione», ovvero il rodaggio al quale un aereo di nuova concezione è sottoposto. Attiene infatti a un aspetto impiantistico strutturale. Il Dreamliner è il primo aereo a dotarsi di batterie al litio per alimentare il sistema elettrico e la nuova tecnologia sembra molto più delicata. Sulla serie nera del Dreamliner - aereo che pesa il 15% di meno dei concorrenti, che ha costi di esercizio inferiori e che costa 207 milioni di dollari - stanno indagando sia le autorità americane sia quelle giapponesi; l'allarme si è propagato in tutto il mondo - sono 850 i 787 attualmente ordinati - ma diverse compagnie - l'australiana Qantas, Singapore Airlines, British Airways, la polacca Lot - hanno confermato i propri ordini.

Contraccolpi ci sono stati sui mercati finanziari. La Borsa di Tokio ha perso il 2,6% perché l'industria giapponese contribuisce massicciamente alle attività Boeing. È giapponese anche il produttore delle batterie agli ioni di litio considerate responsabili dell'ultima emergenza: il titolo della società, la GS Yuasa, ha perso il 4%.

Al Dreamliner partecipano alcuni fornitori italiani, a cominciare da Finmeccanica.

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