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Ora Wall Street ha paura della "Balena"

Bruno Iksil, il re dei trader di Londra, ha fatto un buco di 6 miliardi. Ora collabora alle indagini

Ora Wall Street ha paura della "Balena"

I pesci grossi, alla fine, non si toccano. Oppure Bruno Iksil, soprannominato a Wall Street «la balena di Londra», è in realtà un pesce piccolo.

Il day after dell'onda lunga dei mutui subprime, che dalle sponde atlantiche si abbatte fino alla city di Londra, deve ancora arrivare. JP Morgan, la banca di cui Iksel, cittadino francese (e ufficialmente residente a Parigi con la famiglia) era fino ad un anno fa uno dei più importanti trader nella capitale britannica, è oggetto di indagini da parte del dipartimento di Giustizia americano e della Sec (Securities and Exchange Commission, la «Consob» statunitense), per capire se gli investitori furono «spinti» ad acquistare titoli legati a quei mutui di qualità scadente. Ma l'esito, ha scritto il New York Times, potrebbe essere un accordo dai contenuti molto diversi da quelli visti finora. A pesare sul piatto del patteggiamento ci sarebbe la pubblica ammissione di colpa da parte del colosso bancario americano. Del resto Mary Jo White, ex procuratore federale nominata nel gennaio scorso capo della Sec, poco dopo il suo insediamento aveva detto chiaro e tondo che le banche avrebbero dovuto ammettere esplicitamente le loro colpe. Come dire: il fatto di dichiarare urbi et orbi «scusate tutti, ci siamo sbagliati» è un valore. Non basta più che le banche fino a sette anni fa considerate «too big too fail» paghino le multe. Ci vuole l'espiazione pubblica. Una rivoluzione - finora la Sec aveva sempre siglato accordi con i quali la banca di turno allargava i cordoni delle borsa ma poteva archiviare il caso senza «confessare» atti illeciti - in linea con il principio tipicamente americano della trasparenza a tutti i costi.

Il rischio, però, è che restino solo quelle, solo le scuse. E non un dollaro di risarcimento. Dalle indiscrezioni circa l'accordo di JP Morgan con Sec, infatti, viene fuori che se la seconda punta ad ottenere l'ufficiale ammissione di responsabilità, la prima sta facendo di tutto per evitare che gli errori siano riconducibili ad un manager in particolare, ma anche per non versare nessuna pena pecuniaria. L'idea portata avanti dall'istituto di credito è che non sia giusto far subìre agli investitori ulteriori danni dopo quelli patiti per via delle perdite milionarie originate a Londra.

Un buco da 6,2 miliardi di dollari, creato proprio nel Chief Investement Office della City dove Bruno Iksil era uno dei più potenti attori finanziari. Al punto tale che le sole operazioni da lui effettuate sul mercato dei derivati erano capaci di influenzarne l'andamento complessivo.

La «balena di Londra», al centro del disastro non solo finanziario ma anche di immagine di Jp Morgan, probabilmente non pagherà nessuna multa, nessuna penale. Mentre le autorità Usa si preparano ad arrestare (forse la settimana prossima, scrive il New York Times) altri due ex dipendenti dell'ufficio di Londra: Javier Martin-Artajo, responsabile della strategia commerciale e diretto supervisore di Iksil, e il giovane trader Julien Grout, entrambi accusati di frode per aver nascosto le perdite.

Iksil, invece, sta aiutando Fbi e Sec nelle indagini, e la sua collaborazione è ritenuta «essenziale». Come lo sono le mail che inviò ad alcuni suoi superiori - tra di loro anche Martin-Artajo - in cui avvisava di situazioni che stavano diventando «spaventose».

twitter @giulianadevivo

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