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«Potevo evitare il disastro marò, mi fermarono»

«Potevo evitare il disastro marò, mi fermarono»

«Sui marò l'ordine è di non parlare. Una cosa però la dico: un anno fa, quando nave Lexie con a bordo i nostri fucilieri fu attirata nel porto indiano diedi la mia disponibilità ad andare subito a Kochi per evitare ad ogni costo quello che è accaduto. Mi risposero di no sostenendo che si era deciso per la via diplomatica». Lo racconta il sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri, che solitamente va in tv a fare da parafulmine per le grane come l'uranio impoverito e i cacciabombardieri F 35. Magri si riferisce ai primi fatidici giorni dopo l'incidente in mare del 15 febbraio 2012, che ieri su Repubblica sono tornati alla ribalta con la pubblicazione del rapporto riservato dell'ammiraglio Alessandro Piroli. Una relazione che molti pensano sia venuta fuori dalla Difesa e contiene due novità. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone avrebbero sparato, in acqua, ma con i fucili Ar70/90 di altri due marò del Nucleo di protezione. Secondo la perizia balistica indiana, tutta da verificare, «il proiettile tracciante estratto dal corpo di Valentine Jelestine (uno dei pescatori morti) è stato esploso dal fucile con matricola assegnata al sottocapo Andronico. Il proiettile estratto dal corpo di Ajiesh Pink (la seconda vittima) è stato esploso dal fucile con matricola assegnata al sottocapo Voglino». Un'evidente anomalia tenendo conto che le armi, soprattutto in missione, sono individuali. Può essere che nella fretta dell'allarme antipirateria Latorre e Girone abbiano preso i fucili degli altri, oppure la perizia balistica non quadra.
La Marina ha sempre tenuto «segrete» le foto scattate dalla Lexie al peschereccio che aveva puntato contro la nave. L'ammiraglio Piroli le allega al rapporto. «Il confronto tra le fotografie repertate durante l'evento del giorno 15 febbraio (allegato 11.a) - scrive - con quelle scattate durante la ricognizione sul M/P st. Antony del 26 febbraio (allegato 11.b) pur non fornendo chiare indicazioni, mette in evidenza una sostanziale compatibilità tra i mezzi raffigurati nelle due immagini».
Fino ad oggi si continuava a coltivare il sospetto che il peschereccio colpito non fosse lo stesso dell'attacco. Carlo Noviello, comandante in seconda della Lexie, dichiarò alla polizia del Kerala di essere convinto che si trattasse di un peschereccio diverso «per forma della prua e colore». Forse la manina che ha passato la relazione della Marina a Repubblica vuole preparare il terreno al disgraziato epilogo del caso marò. Gli indiani li condanneranno e se va bene arriverà la grazia, come ha indirettamente auspicato il presidente Giorgio Napolitano con la mossa di «perdonare» un colonnello americano per il concorso nel sequestro di Abu Omar.

Sul rapporto l'ex ministro Terzi ha detto ieri a «In onda» che non vi è certezza sulla responsabilità dei marò.

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