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Putin, l'uomo nero. Il leader assente nel mirino del G7

L'intero vertice di Bruxelles è un attacco al presidente russo. Obama, le Femen e pure l'ex "première dame": tutti contro di lui

Putin, l'uomo nero. Il leader assente nel mirino del G7

Tenuto fuori dalla porta, eppure più che mai protagonista. Magari per incassare, sia pur da assente, moniti che somigliano a minacce, inviti a tornare nei ranghi e critiche severissime: ma pur sempre protagonista. Vladimir Putin, presidente della Russia che si è attirata le reprimende dell'Occidente per aver annesso la Crimea violando la sovranità ucraina, è l'uomo di cui tutti parlano al vertice di Bruxelles, non più G8 ma di nuovo G7 proprio per la sua estromissione.

È il presidente americano Barack Obama, fresco di una visita in Polonia dove ha rinverdito una retorica che non gli appartiene sul ruolo cardinale dei Paesi dell'Europa orientale nella strategia Nato, a riservarsi il ruolo di primo accusatore del Grande Assente. Se il giorno prima da Varsavia aveva ricordato a Putin che era giunto il momento di scegliere tra la responsabilità e le «oscure tattiche che ci riporterebbero ai momenti peggiori del ventesimo secolo», ieri da Bruxelles ha minacciato l'arrivo di sanzioni più dure se Mosca «continuerà nella strategia di indebolimento dell'Ucraina». Tireremo le somme entro poche settimane, ha chiarito il presidente degli Stati Uniti, se non vedremo cambiamenti.
Obama parla da guida di uno schieramento coeso, ma è consapevole che i suoi alleati europei - uniti con lui a parole nel reagire alle illegalità commesse da Putin in Ucraina - hanno gradi diversi di convinzione e di affidabilità in questo senso. La Germania lo preoccupa per la mole dei suoi interessi economici condivisi con la Russia, la Francia per l'indisponibilità a rinunciare (o almeno a sospendere) al suo maxi affare militare con Mosca, la fornitura di navi Mistral con tanto di addestramento dei marinai russi che le prenderanno in consegna, gli europei in generale per la loro dipendenza dal gas e dal petrolio della Siberia. Per questo nei suoi colloqui con i leader G7 Obama insiste nel chiedere di non allentare la pressione sul leader del Cremlino: sa che per gli europei è più difficile che per lui mostrarsi tutti d'un pezzo.

Il convitato di pietra di Bruxelles, intanto, sbarca a Parigi. La cosa buffa, infatti, è che gli incontri da cui è stato escluso in Belgio avranno luogo subito dopo in Francia, sia pure in forma di bilaterali. Putin, in quanto erede di Stalin alleato degli americani e degli inglesi contro i nazisti, parteciperà regolarmente alle cerimonie in Normandia per il settantesimo anniversario dello storico sbarco del 1944. Ovviamente accolto con tutti gli onori, già ieri sera ha cominciato all'aeroporto parigino di Roissy la serie dei faccia a faccia con i suoi ex colleghi del G8: atterrato alle 18.35, ha subito incontrato il premier britannico Cameron, giunto da Londra appena un quarto d'ora prima. A seguire, cena all'Eliseo col presidente francese Hollande, che si sobbarcherà due distinti dîners per evitare l'imbarazzo di un inopportuno incontro personale a tavola tra Putin e Obama.

Non tutti dimostrano altrettanta disponibilità verso il reprobo moscovita. Valérie Trierweiler, ad esempio, si è detta «lieta di non dover stringere la mano a Putin», dovere che le sarebbe spettato in qualità di premiére dame: almeno in questo senso monsieur le Président le ha fatto una cortesia scaricandola.

Un (brevissimo) capitolo a parte compete infine alle Femen, provocatrici di professione che hanno «accolto» Putin a Parigi decapitando la sua statua di cera al museo Grévin e inscenando i consueti show apprezzatissimi dai guardoni.

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