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Il Renzi di Tirana vince in Albania. Fine dell'era Berisha

L'ex sindaco della capitale s'impone alle politiche. Ma il premier uscente fa ricorso. Via libera ai capitali stranieri per le centrali idroelettriche

Il Renzi di Tirana vince in Albania. Fine dell'era Berisha

A colpi di carte bollate. Sta finendo con marche da bollo e ricorsi il riconteggio delle elezioni politiche in Albania, ad un mese dalle urne da cui è uscito con un netto vantaggio la coalizione guidata dai socialisti di Edi Rama, ex sindaco di Tirana mentre il premier uscente, storico leader del partito di centrodestra, Sali Berisha, insiste nel chiedere un nuovo conteggio di tutte le schede, minacciando di «non riconoscere il risultato delle elezioni e la nuova maggioranza».
Ma come è cambiato il Paese delle Aquile in questo ventennio? Le immagini che due decenni fa facevano rima con emigrazione e disperazione, di cui fu vessillo la motonave Vlora, sbarcata a Bari con un carico umano impressionante, si affiancano a quelle della prima visita di un Papa dal 1400 ad oggi, con Giovanni Paolo II che salutò la folla speranzosa in lingua albanese. Nel mezzo politica e tanti affari.

Lo scorso 5 luglio l'apposita Commissione Centrale delle Elezioni (KQZ), aveva dato il nulla osta all'esito delle elezioni, ma la sconfitta elettorale del Partito Democratico di Berisha è stata solo il prologo di ciò che accadrà in seguito. Dopo otto anni al potere il più grande partito della destra vive una fase di rinnovamento forzoso anche causato dall'exploit del contestato Rama.

Sull'ex primo cittadino di Tirana i giudizi sono contrastanti: c'è chi lo ha già epitetato come il Renzi delle Aquile per via dell'appeal mostrato nei primi incontri internazionali, e chi ha bocciato il suo mandato al comune di Tirana perché non abbastanza fautore della legalità, con scandali finanziari e presunta collusione con la criminalità. La coalizione di Rama, l'Alleanza per un'Albania europea, (84 seggi) deve ringraziare anche il Movimento Socialista per l'Integrazione (LSI) di Ilir Meta che ha guadagnato ben 16 seggi, quadruplicando quelli presi nel 2009. Edi Rama, già nelle ore successive al verdetto, ha detto che il suo mandato da premier verrà caratterizzato dalla voglia di Europa e dall'intenzione di far uscire l'economia albanese dalla profonda crisi in cui versa. Sì, ma come?

Una risposta si trova in un post su facebook del premier uscente Berisha. Accusato di aver strumentalizzato annunci di investimenti stranieri solo come slogan elettorali, dal social network fa filtrare una notizia rilevante: la società norvegese Statkraft, numero uno al mondo per costruzione di centrali elettriche, ha ricevuto la concessione edilizia per realizzare in una delle zone più povere del Paese sei centrali idroelettriche a turbine da 100 milioni di euro, commissionate alla società francese Alstom, leader mondiale nella fabbricazione di turbine. Un investimento complessivo di circa un miliardo di euro che rappresenta il più grande mai realizzato in Albania e darà lavoro a 5000 persone per la produzione annua di 700 GWh di energia elettrica nel Paese. I lavori sono stati avviati in zona Cascade Devolli lo scorso maggio.

«Qualcuno la chiama frode elettorale», scrive Berisha accusando velatamente il suo avversario che aveva messo in dubbio l'esistenza dell'operazione stessa. Ma al di là del colore politico del nuovo esecutivo due sono gli affari già ben avviati nel Paese: le idrocentrali e i pozzi di petrolio. L'Albania è attraversata da ben sette fiumi, nonostante si estenda per soli 28mila chilometri quadrati. Per cui forti sono state le pressioni per evitare di privatizzare il settore energetico rispondendo «no, grazie» ad investitori della Repubblica Ceca e scommettendo invece sul coordinamento pubblico del sistema nazionale energetico.
Di qui alla fine dell'anno il governo dovrà erogare 300 concessioni per altrettante idrocentrali. Un business a cui potrebbero prendere parte anche imprenditori italiani. In secondo luogo interessante è il potenziale di Albpetrol, la società di sfruttamento di pozzi petroliferi realizzati da imprese italiane.

Un affare da altri cento milioni.
twitter@FDepalo

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