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Rivoluzione olandese: lo Stato non aiuta più

Willem-Alexander ai sudditi: non possiamo permetterci il welfare e ormai i cittadini vogliono organizzarsi da soli

Rivoluzione olandese: lo Stato non aiuta più

Società di partecipazione. È la nuova parola d'ordine che sancisce la fine di fatto del sistema tradizionale dello Stato assistenziale in Olanda. L'ha pronunciata ieri alla televisione pubblica il re Willem-Alexander, che ha preso da poco più di quattro mesi il posto della popolarissima madre Beatrice. Il sovrano, ovviamente, è poco più che un annunciatore istituzionale in un moderno Paese europeo che mantiene la monarchia per ragioni più affettive che di sostanza: il vero messaggio è quello che aveva inviato poche ore prima il ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem presentando il bilancio dello Stato per il 2014 che prevede dolorosi tagli per 6 miliardi di euro, mentre quello letto da sua maestà è stato scritto in realtà dal primo ministro, il liberale Mark Rutte.
Dietro queste scelte impopolari c'è la necessità di contenere il deficit pubblico al di sotto della fatidica soglia imposta dall'Ue del 3 per cento del prodotto interno lordo: anche con i risparmi annunciati, infatti, il traguardo nel 2014 sarà mancato - le previsioni stimano un 3,3 per cento. L'Olanda guidata da Rutte, insieme con la Germania di Angela Merkel, è tra i Paesi che con più insistenza predicano la necessità che i partner europei meridionali non sfondino la soglia massima consentita, e non può permettersi di razzolare troppo male.
Quali che siano le ragioni fa certamente effetto, comunque, sentirsi dire dal re in persona che il welfare olandese dovrà subire non solo una cura dimagrante, ma una vera rivoluzione culturale. «Società di partecipazione», infatti, significa che saranno i privati cittadini a dover investire per creare delle reti di assistenza sociale, mentre il governo si limiterà a fornire un aiuto non rilevante.
«Il classico welfare-state del ventesimo secolo - ha detto ai suoi sudditi Willem-Alexander - ha portato ad accordi che sono insostenibili nella loro forma attuale. Inoltre - ha aggiunto il sovrano - le persone al giorno d'oggi vogliono fare le loro scelte, organizzarsi la loro vita e prendersi cura l'una dell'altra». Parole che riprendono la filosofia del governo Rutte, secondo la quale la transizione a una «società di partecipazione» è già in corso, in particolare nella sicurezza sociale e nell'assistenza a lungo termine.
Gli olandesi, insomma, dovranno abituarsi a fare un po' più da sé e a contare di meno sulla generosa assistenza della mano pubblica. Un processo già parzialmente avviato nell'ultimo decennio, con la cancellazione delle indennità di disoccupazione e dei sussidi sanitari. I 6 miliardi di tagli annunciati ieri avranno come effetto non solo un'ulteriore riduzione dei servizi sanitari, ma comporteranno anche un incremento della pressione fiscale. Il tutto mentre, nelle stesse ore, il ministro della Difesa Janine Hennis-Plasschaert confermava la decisione di spendere 4,5 miliardi di euro per rispettare gli impegni con gli alleati della Nato e acquistare 37 aerei da caccia F-35.
Comprensibile, in questo contesto, che il livello di popolarità del governo sia sceso molto in basso. Ma il re, o chi per lui, ha raccomandato a tutti pazienza e perseveranza.

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