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Usa, "Sì alle donne in prima linea" Pari opportunità al fronte

Leon Panetta, segretario alla Difesa Usa, annuncerà oggi la cancellazione di una norma del 1994. E così le signore potranno anche ricoprire ruoli gerarchicamente più importanti

Usa, "Sì alle donne in prima linea" Pari opportunità al fronte

Se sono in prima fila tutti i giorni nella vita, perché non dovrebbero esserlo anche, quando capita (e capita troppo spesso, ovunque nel mondo), sul sottile confine che le separa (e ci separa) dalla morte? Le donne-soldato normali sono esattamente come le donne-donne normali: cioè donne, punto e basta. Loro che «di mestiere» addolciscono gli spigoli, ora vengono chiamate a gran voce dal Pentagono, la figura geometrica che in teoria dovrebbe far quadrare i conti degli Stati Uniti.

Il segretario alla Difesa uscente, Leon Panetta, ha infatti preso atto che i tempi sono cambiati (in peggio, ovviamente), e che è giunta l'ora di cancellare con un tratto di penna la vecchia norma che resisteva del '94 e che esentava le signore dal faccia a faccia con il nemico. Del resto, se due terzi abbondanti degli statunitensi si dichiarano da tempo favorevoli alle donne-soldato; se questo e quel Raìs si fa o si faceva forte del presunto sesso debole per la propria personalissima difesa; se alla parità fra «lui» e «lei» su tutte le trincee del vivere civile ormai va stretto il colore rosa... Insomma, se le due metà del mondo devono collaborare in tutto e per tutto, perché non varcare, insieme, la soglia finale?
Secondo la Cnn l'annuncio ufficiale verrà dato oggi. Ma ormai il dado è tratto, e indietro non si torna. Si calcola che siano ben 230mila le posizioni (strategiche, certo, oltre che rischiose) che ora si aprono alle femmine da prima linea. E poi al «dare» seguirà naturalmente, e gerarchicamente, l'«avere»: quelle che si guadagneranno, sul campo più caldo, i galloni del comando li potranno indossare soffiando via i sorrisini dei camerati e le ironie degli altri, uomini e donne che siano.

La decisone di Panetta apre comunque un margine di «trattativa», dà cioè tempo alle autorità militari fino al gennaio 2016 per formulare le eventuali eccezioni nelle quali le simili posizioni dovrebbero restare chiuse alle donne. Tre anni di riflessione e di... apprendistato per capire se «lui» resterà più «lui» di quanto «lei» è «lei». Attualmente, su un totale di 1,1 milioni di militari americani attivi, il 14 per cento è formato da donne. Le regole militari attualmente in vigore non permettono alle donne di servire nelle unità di combattimento di terra, come la fanteria e l'artiglieria, o nelle operazioni speciali di commando. Tuttavia, nei recenti conflitti senza un ben definito fronte di guerra, le donne assegnate a ruoli di sostegno si sono spesso trovate in combattimento, come in Irak e Afghanistan, dove peraltro 800 di loro sono rimaste ferite e 130 sono morte. Per poter combattere in prima linea, quattro soldatesse di recente avevano ingaggiato una battaglia nelle aule di tribunale proprio contro il Pentagono e il segretario alla Difesa Leon Panetta.
Il quale ora (a malincuore?) dà loro ragione. Un lascito eclatante prima di lasciare il proprio incarico o la semplice e inevitabile presa d'atto che per andare «à la guerre comme à la guerre», come dicono gli alleati francesi, c'è bisogno di tutte le forze? Comunque, il Pentagono ora «quadra» un po' di più. Il conflitto sulle pari opportunità sta per chiudersi. Purtroppo se ne apriranno altri, meno ideali e più materiali. E loro, le signore, ci saranno.

Come sempre.

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