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Ginevra 2, delegazione siriana bloccata all'aeroporto di Atene: "Non ci danno il carburante"

L'aereo degli inviati di Assad fermo in Grecia per quattro ore. La Russia contro l'Onu: "Sbagliato non invitare l'Iran". Teheran: "Senza di noi la conferenza di pace ha poche speranze"

Bashar al-Assad con la delegazione siriana che andrà a Ginevra
Bashar al-Assad con la delegazione siriana che andrà a Ginevra

Un aereo con la delegazione ufficiale siriana è stato bloccato per circa quattro ore ad Atene, secondo quanto riferisce l’Afp. Gli inviati di Assad sono diretti a Montreux per la conferenza di pace Ginevra-2 che ha tra i suoi obiettivi anche quello di mettere fine alle rivolte e alle violenze a Damasco. Una fonte siriana sostiene che le autorità di Atene "si rifiutano di fornire carburante" e che l’aereo "è ancora sulla pista dell’aeroporto contrariamente a quanto detto dal ministero degli esteri greco".

La vicenda rischiava di ritardare gli incontri della delegazione programmati prima della conferenza. L'aereo è ripartito dall’aeroporto Elefterios Venizelos di Atene dopo l'intervento del governo greco: "La questione è stata sistemata", ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri Constantinos Koutras, "C’è stato un piccolo ritardo per una serie di formalità". Le autorità elleniche avevano dato "in via eccezionale" il permesso al rifornimento di carburante del Tupolevk, ma la società che lo vendeva si rifiutava di fornirlo probabilmente per timore di sanzioni o di multe in quanto - rifornendo l’aereo - avrebbero violato regolamenti internazionali.

Questa mattina, intanto, la Russia ha criticato la decisione di non invitare l'Iran alla conferenza presa dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon. "Uno sbaglio, ma non una catastrofe", commenta il ministro degli esteri Serghiei Lavrov, "Ci rincresce, Teheran poteva avere un ruolo nella risoluzione della crisi siriana".

Dal canto suo, l'Iran è ottimista sulle potenzialità della conferenza: a patto che si agisca "sulla base del realismo e dei fatti sul terreno", il vertice può "essere un passo nella direzione" di una "ricomposizione pacifica della crisi", come ha detto la portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Marziyeh Afkham, secondo cui la questione va "risolta politicamente" a livello "nazionale", senza soluzioni imposte dall’estero. Per Teheran le potenze straniere devono "tenersi lontane da allucinazioni e ambizioni", perché una "soluzione è realizzabile". L'Iran avverte però la comunità internazionale: "Tutti sanno che senza l’Iran le possibilità di una vera soluzione in Siria non è poi così grande", come ha detto alla tv di Stato il viceministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghcì, "Una soluzione globale non potrà essere trovata se tutte le controparti influenti non saranno coinvolte nel processo".

Il viceministro degli Esteri iraniano per gli affari arabi, Hossein Air-Abdollahian, del resto, ha ribadito che l’Iran respinge le condizioni poste dagli Stati Uniti e quindi anche per questo non prenderà parte alla conferenza sulla Siria.

Il viceministro ha inoltre sottolineato che l’Iran non aveva posto precondizioni mentre gli Usa hanno mostrato "un’irrazionale insistenza" a porne.

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