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La Spagna dà la paghetta: mille euro al mese agli studenti svogliati

Troppi ragazzi tra i 18 e i 25 anni senza lavoro né diploma. E due regioni offrono un compenso per completare la scuola secondaria

La Spagna dà la paghetta: mille euro al mese agli studenti svogliati

Li chiamano «ni-ni» perché non studiano e non lavorano. Ma d'ora in poi avranno dal governo delle loro regioni, le più depresse di Spagna, soldi pubblici come incentivo per proseguire gli studi e prendere il diploma di scuola superiore. Anche se cresciuti, i giovani spagnoli fra i 18 e i 25 anni riceveranno quella che è già stata ribattezzata «la paghetta». A erogarla Estremadura e Andalusia, le regioni dove il tasso di disoccupazione sfiora il 40%. La prima sborserà mille euro per spingere i maggiorenni fino ai 25 anni a tornare fra i banchi, mentre la seconda già dal 2011 mette sul piatto 400 euro al mese. Incentivi che hanno l'obiettivo di colmare un gap, quello della dispersione scolastica, che pesa sul Pil di entrambe le aree: secondo il ministero della Pubblica istruzione sono quasi un milione in Spagna gli studenti in età universitaria che non hanno terminato gli studi della scuola superiore o la formazione professionale, il 26,7% nel 2011, con picchi del 29,6% in Estemadura, dove sono 28mila i ragazzi fra i 18 e i 25 anni senza diploma.
Ecco perché il governo guidato dal Popolare José Antonio Monago ci prova con un vecchio metodo, quello della ricompensa sul campo, proprio come farebbero due genitori di fronte a un figlio svogliato. L'impegno consiste infatti nell'erogare 500 euro a metà corso e la quota restante alla fine delle lezioni - che si terranno in centri per l'istruzione di adulti, secondo i normali programmi scolastici - ma solo se promossi in tutte la materie. L'obiettivo è di «recuperare» almeno la metà dei ragazzi, un piccolo esercito di circa 14mila giovani.

Metodi innovativi per problemi complessi. La Spagna è il Paese con il tasso record di abbandono scolastico nell'Unione europea (la dispersione, fra i 18 e i 24 anni, è pari al 25,5%). Dopo Madrid ci sono Islanda e Italia (nel nostro Paese il tasso di dispersione fra i 18 e i 24 è al 18,2% e solo Sicilia e Sardegna si avvicinano al dato spagnolo). A pesare su questi numeri catastrofici è la stessa bolla edilizia che ha lasciato la Spagna sull'orlo del crac. Molti dei ragazzi senza lavoro né formazione sono infatti giovani che hanno abbandonato i banchi di scuola negli anni della speculazione edilizia per andare a lavorare nei cantieri e che sono infine rimasti senza occupazione e senza speranze per il futuro. «Il tasso di abbandono scolastico in Spagna è tale da richiedere misure choc, vale la pena di sperimentare», spiega Juan Manuel Moreno, esperto del settore Istruzione della Banca Mondiale. Alla fine anche il governo centrale, per bocca del ministro dell'Istruzione José Ignacio Wert, plaude al provvedimento, letto come un «contributo all'inclusione sociale». E Sergio Velazquez, responsabile per il Lavoro, l'Imprenditoria e l'Innovazione in Estremadura, sottolinea la necessità di andare in soccorso di chi sta vivendo sulla propria pelle i postumi dell'ubriacatura edilizia in Spagna: «Abbiamo il dovere morale di non abbandonare giovani che hanno lasciato gli studi per lavorare nel settore edilizio o per altri motivi e ora sono disoccupati e senza formazione».
Ma le polemiche non mancano. In molti sono convinti che «la paghetta» snaturi il valore degli studi, che nulla dovrebbero avere a che fare col denaro. E poi resta il nodo economico: come faranno le regioni in crisi a trovare gli incentivi per battere la crisi?


È il dato italiano sulla dispersione scolastica fra i 18 e i 24 anni. Anche in Italia, ci sono due regioni particolarmente «depresse» dove la percentuale sale: Sicilia e Sardegna


è il tasso di disoccupazione giovanile in Andalusia. Una cifra choc legata alle conseguenze della bolla immobiliare che ha portato la Spagna sull'orlo del crac


È il tasso di dispersione scolastica in Spagna, il più alto in Europa, con picchi del 26,7% in Andalusia e del 29,6% in Estremadura, le regioni che hanno deciso di introdurre la «paghetta»

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