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Strage di Odessa, resa dei conti in vista

Mosca e Kiev si accusano a vicenda per i 40 morti. Berlusconi: "Sbagliato imporre sanzioni alla Russia"

Strage di Odessa, resa dei conti in vista

La tragedia di Odessa, con la sua quarantina di morti nell'incendio della locale Casa dei sindacati sembra appiccato dalle frange più estremiste dei nazionalisti ucraini, pesa come un macigno sull'immediato futuro del Paese già mutilato dalla perdita della Crimea e sotto la drammatica pressione della rivolta dei suoi abitanti russofoni nelle province più orientali. Se già la reazione delle forze regolari inviate da Kiev nelle regioni di Donetsk e Luhansk contro i miliziani filorussi sembrava da sé bastare a giustificare i timori di un'imminente invasione delle forze di Mosca, la strage di filorussi avvenuta nella più cosmopolita delle città ucraine al culmine di violentissimi scontri di piazza tra gruppi nazionalisti contrapposti minaccia di far precipitare ulteriormente la situazione.

Kiev e Mosca si scambiano reciproche accuse sulla responsabilità dell'eccidio, mentre Europa e Stati Uniti chiedono il ritorno alla calma. Ma lo scambio a distanza di ieri tra i ministri degli Esteri russo Lavrov e quello americano Kerry fa ben capire che il clima tra Mosca e Washington il clima va sempre più raffreddandosi, in un'apparente crescente incapacità delle due parti di trovare una sintonia: Kerry ha chiesto infatti ai russi di cessare di fomentare la rivolta armata dei filorussi in Ucraina, ma per tutta risposta Lavrov ha a sua volta chiesto agli americani di ingiungere alle autorità di Kiev (sempre definite «pro tempore» per rimarcarne una presunta illegittimità) di ordinare la fine immediata dell'offensiva militare nell'Est del Paese. Il presidente russo Putin insiste sulla «assurdità di tenere elezioni presidenziali vista la spirale di violenze», sorvolando sul ruolo di Mosca nelle violenze stesse.

Sulla situazione in Ucraina è intervenuto anche Silvio Berlusconi. L'ex premier e leader di Forza Italia torna a lamentare «l'ignavia dell'Europa» e critica la scelta di Stati Uniti, Germania e Unione Europea di affrontare la crisi con lo strumento delle sanzioni contro la Russia. «Si rischia il ritorno alla guerra fredda, sono molto preoccupato. Bisogna invece arrivare ad una negoziazione ragionata che non possa lasciare strascichi fra la Federazione Russa, la Nato e gli Stati Uniti».
Confrontando testimonianze e immagini, pare che venerdì a Odessa siano stati i filorussi ad attaccare per primi con bastoni e lanci di pietre e molotov gli attivisti filo-Maidan; ci sono stati anche colpi di armi da fuoco, ed erano sicuramente filorussi gli uomini che sparavano dal tetto di un centro commerciale. Poi gli assalitori si sono ritirati verso il loro presidio vicino alla stazione centrale, dove hanno subito l'assalto dei filo-Kiev che hanno bruciato i loro attendamenti. Ne è seguita la fuga verso la sede dei sindacati, tradizionale punto di riferimento dei filorussi. Qui è scoppiato l'incendio che ha provocato la strage, e che Mosca attribuisce a un'azione criminale dell'estrema destra, mentre Kiev non esclude l'evento accidentale provocato dallo scambio di lanci di bottiglie molotov.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha accusato le autorità ucraine di portare «la responsabilità diretta di quanto accaduto a Odessa», mentre le tv russe trasmettono in continuazione le immagini agghiaccianti delle persone che si gettavano dalle finestre del palazzo in fiamme addossando la colpa ai «fascisti di Kiev». I servizi segreti ucraini (Sbu) puntano invece il dito contro «ingerenze esterne coordinate da sabotatori venuti dalla Russia» e citano la presenza a Odessa di milizie della Transnistria, la regione della Moldavia in mano ai filorussi.

A questo punto, Bruxelles propone una brillante iniziativa: un'inchiesta indipendente.

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