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"Le studentesse rapite sono nelle mie mani: le vendo come schiave"

Il capo dei terroristi islamici rivendica il sequestro di 200 ragazze. Per dire no all'educazione occidentale le cederà a 12 dollari l'una

"Le studentesse rapite sono nelle mie mani: le vendo come schiave"

Il mondo si accorge del dramma nigeriano e apprende i particolari delle aberranti condizioni di prigionia di 223 liceali, rapite dagli jihadisti lo scorso 14 aprile, attraverso un video choc di circa un'ora che sta facendo il giro dei social network. «Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah», dice nelle immagini il leader di Boko Haram, costola di Al Qaeda nell'Africa nera, Abubakar Shekau, riferendosi alle adolescenti nelle mani dei sequestratori, mentre circolano notizie su un loro possibile trasferimento in Ciad o Camerun dove potrebbero essere vendute come prostitute per 12 dollari ciascuna. Shekau spiega di aver «rapito le ragazze perché l'educazione occidentale deve fermarsi.

Le ragazze devono lasciare la scuola ed essere date in sposa». Inizialmente le giovani in ostaggio erano 276, ma 53 sono riuscite a scappare e nelle mani dei militanti islamisti ne sono rimaste 223. Shekau si è fatto riprendere dalle telecamere in uniforme da combattimento, davanti a un veicolo per il trasporto di militari e a due pick up equipaggiati con mitragliatrici. Nel filmato si scorgono altri sei soldati armati e a volto coperto. Nel primo quarto d'ora di registrazione, il capo dei Boko Haram lancia accuse contro l'educazione occidentale e contro gli sforzi di coesistenza tra cristiani e musulmani. «Mi sposerò con una donna di 12 anni e con una ragazza di 9 anni», aggiunge sfidando le istituzioni e l'occidente. In Nigeria si sta facendo davvero poco per liberare le liceali dell'istituto di Chibok, nello Stato di Borno. Domenica per la prima volta il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha ammesso il rapimento, riferendo che il governo farà tutto il possibile per liberarle, rivelando di aver chiesto aiuto a Barack Obama. Jonathan, cattolico in un paese dove l'islam nero si sta espandendo a macchia d'olio, e soprattutto a un anno dalle elezioni presidenziali alle quali ripresenterà la propria candidatura, non ha escluso un intervento armato degli americani a supporto del suo esercito. Soldati corrotti e mal addestrati, che quando vengono chiamati il più delle volte combinano disastri. A partire dal fallito blitz dell'8 marzo 2012 in cui perse la vita l'ostaggio italiano Franco Lamolinara.

Il video di Abubakar Shekau è l'ennesima conferma di quanto raccontato da alcune ragazze che sono riuscite a fuggire dai loro aguzzini. Il quotidiano nigeriano Vanguard ha pubblicato un'intervista con due liceali, Amina Sawok e Thabita Walse, che hanno descritto come sono state catturate: «Sono entrati nella scuola e ci hanno fatto credere che erano soldati. Indossavano divise militari. Quando abbiamo scoperto la verità era troppo tardi. Gridavano, erano maleducati. Poi hanno cominciato a sparare e hanno appiccato il fuoco alla scuola. Il nostro veicolo aveva un problema e si è dovuto fermare. Ne abbiamo approfittato per cominciare a correre e ci siamo nascoste nei cespugli. Ora stiamo bene, ma non posso gioire perché le nostre amiche e compagne di classe sono ancora in mano ai terroristi e sottoposte ad ogni sorta di umiliazione». Raccapriccianti le parole di Gladys Ohale, che al The Punch ha denunciato come alcune sue compagne di classe vengano violentate «anche più di dieci volte al giorno dai guerriglieri». A chiedere la liberazione delle 223 ragazze, e mettere la parola fine a questo film dell'orrore, non sono più solo le famiglie, si sta mobilitando infatti anche il mondo dei social network. Attraverso hashtag #BringBackOurGirls ha preso il via una campagna mediatica che ha coinvolto personalità come Hillary Clinton, l'attivista pakistana Malala e il rapper Wyclef Jean. "L'accesso all'istruzione è un diritto fondamentale e un motivo spregiudicato per colpire ragazze innocenti.

Dobbiamo lottare contro il terrorismo", ha scritto l'ex segretario di Stato Usa.

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