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Studenti in rivolta contro i menu di Michelle Obama : "Abbiamo fame"

La first lady ha imposto pasti più leggeri e a base di verdure (a scapito delle proteine). Ma nelle scuole Usa scatta la protesta. E c’è chi si porta latte e cioccolata da casa...

Studenti in rivolta contro i menu di Michelle Obama : "Abbiamo fame"

Troppo leggeri, troppo dietetici. I menu di Michelle Obama saranno anche sani, ma gli studenti d’America non si saziano. Sono affamati, e pure arrabbiati. Le scuole sono ricominciate da qualche settimana, a pranzo molti si ritrovano le ricette riviste secondo la tendenza salutista della first lady: e il risultato è che i ragazzi hanno fame. Protestano: altro che anti-obesità, questi pasti sono troppo poveri. Succede in South Dakota, in Massachusetts. In Wisconsin hanno contestato ufficialmente la nuova dieta: servono più proteine, gli studenti prima delle lezioni aiutano le famiglie nei campi. Le verdure non bastano.

I pacchetti pranzo in stile Michelle non funzionano neanche per gli sportivi: chi gioca a football o a basket o a baseball non può mangiare quanto certe ragazzine filiformi, o comunque come chi non pratichi sport. E poi molti alunni stanno ancora crescendo: così - sostiene un video girato da una insegnante di inglese - anziché essere nutriti bene, sono solo nutriti poco. Insomma sotto accusa c’è soprattutto lo standard imposto dalla filosofia dimagrante di Michelle: che per porre un freno al sovrappeso dilagante fra molti giovani americani (uno su tre è obeso o grasso, ha denunciato la first lady durante le sue campagne) rischia di non rendere giustizia - a tavola - a chi problemi non ne ha. Anzi, in qualche caso la situazione potrebbe paradossalmente capovolgersi: in debito di calorie, molti ragazzi ricorrono a espedienti pur di arrivare a casa senza voragini nello stomaco. E quindi si placano con litri di latte, barrette di cioccolata, patatine fritte. Alla faccia della dieta. Altri ancora pare abbiano già chiesto alle mamme di non pagare più la mensa scolastica, perché tanto il pasto salutista finisce in pattumiera.

Certo tante proteste potrebbero significare che Michelle sia anche sulla strada giusta: è difficile cambiare abitudini, è fastidioso accettare imposizioni sul cibo. Ma la generalizzazione della battaglia anti-obesità forse farà riflettere la first lady, che per la campagna per la forma fisica dei giovani ha speso tutto il suo impegno, in questi anni a Washington col marito. Prima inaugurando l’orto alla Casa Bianca e sponsorizzando l’utilizzo di prodotti biologici e di stagione (Michelle ha approfittato anche delle cene in occasione di vertici internazionali per proporre piatti stellati, ma a base di verdure a chilometro zero, cioè direttamente da casa sua); poi promuovendo la sua iniziativa «Let’s move», «muoviamoci», per tutto il Paese. Ancora, Michelle ha fatto pressione sia sulle scuole, per introdurre menu più leggeri e favorire il consumo di frutta e verdura, sia sui ristoratori americani, per spingerli a cucinare con meno grassi, meno sale e a preparare porzioni più piccole. Sulla stessa linea, la guerra dichiarata a New York dal sindaco Bloomberg nei confronti delle bibite gasate e delle calorie in eccesso.

Ha contagiato quasi tutti, con le sue buone intenzioni, la first lady che una volta ha raccontato di avere intimato alle figlie che «il dessert non è un diritto» (ce l’aveva con certi gelatoni ipercalorici che i ragazzini ingurgitano alla fine di ogni pasto). Michelle ha convinto perfino McDonald’s a mettere la frutta e a diminuire le patatine fritte negli Happy Meal, i menu per i bambini. Michelle - dicono i sondaggi - ha una popolarità molto più alta del marito: il presidente è intorno al 56 per cento, lei è al 70. Ma forse i sondaggisti non avevano consultato gli studenti. Perché fino a che si tratta di belle parole, in molti sono disposti a spendersi. Poi, al momento di sedersi a tavola è un’altra cosa. Infatti i numeri dicono che fra maggio e settembre gli americani mangiano sette miliardi di hot dog: non carotine e insalate. E il primo a cedere al cibo spazzatura è proprio il presidente: che a parole, pure lui, sostiene la campagna della moglie (non potrebbe fare altro, del resto); ma poi quando incontra Cameron o Medvedev si fa beccare a mangiare hot dog e cheeseburger e patatine. Si è perfino dovuto sorbire una reprimenda dall’associazione dei medici di Washington. Certo se riesce a sfuggire Obama, alla dieta Michelle, figuriamoci gli studenti che cosa ne possano pensare.

Twitter: @ele0norab

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