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Avviata in Turchia un'indagine sulle intercettazioni di Erdogan

Telefonate compromettenti hanno spinto l'opposizione a chiedere le dimissioni del premier

Avviata in Turchia un'indagine sulle intercettazioni di Erdogan

In Turchia non si placano le polemiche per le intercettazioni divulgate sul web, in cui il premier Recep Tayyip Erdogan chiede al figlio di "ridurre a zero" un'ingente somma di denaro, 30 milioni di euro, incontrandosi con lo zio Mustafa e il fratello Burak in una casa di amici di famiglia per farli "sparire".

A due mesi dall'esplosione della tangetopoli del Bosforo, che già ha fatto traballare la poltrona del primo ministro, la telefonata con il figlio ha scatenato l'indignazione dell'opposizione, che chiede le immediate dimissioni di Erdogan.

Il premier si è difeso parlando di "un indecente montaggio" e denunciando un nuovo "attacco odioso" da parte di chi lo vorrebbe fuori dall'amministrazione. Il leader del partito d'opposizione Chp, Kemal Kilicdaroglu, ha aspramente criticato il ministro, definendolo "capo dei ladri" e spiegato che più fonti avrebbero confermato la veridicità delle registrazioni.

Le conseguenze della vicenda si sono fatte sentire anche sull'economia. Ieri la lira turca ha perso lo 0,6% sul dollaro, mentre la borsa ha registrato un drastico calo del 3%.

La procura generale della Turchia, intanto, ha avviato un'indagine sulle intercettazioni telefoniche: non si capisce se per verificarne l'autenticità o per recuperare dati significativi in vista di un possibile procedimento penale a carico del premier.

All'esplodere dello scandalo, Erdogan aveva denunciato un "colpo di Stato" da parte dei suoi ex alleati, additando come colpevole l'imam Fetullah Gulen. Da allora avrebbe impresso, come sostiene l'opposizione, una svolta autoritaria al Paese, lasciando a casa

538em;">oltre 7mila funzionari di polizia e più di 200 magistrati.

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